Verso le 10 il duo A&C si presenta puntuale,
incredibilmente io pure… ovviamente l’idea era quella di utilizzare
l’autostrada (che da quelle parti è blu e vuole la vigneta mentre le
provinciali sono verdi) ed altrettanto ovviamente finiamo per ritrovarci sulla
provinciale dove attraversiamo paesi formati da almeno 12 lettere con poche
vocali e tante consonanti. Dopo un parco preistorico ed una delle suddette città
che aveva la pregevole caratteristica di ospitare un tot di cicogne avendo
costruito all’uopo tantissimi nidi sui pali del telegrafo (non vedevo una cosa
simile dai libri delle elementari) tutti o quasi sul lato destro della strada
eccoci giungere in quel di Debrecen.
Il paesotto in effetti appariva molto più esteso di Miskolc
ed anche più popolato. Dopo un po’ di tempo perso ad orientarsi non si sa come
imbrocchiamo una via che va verso il centro storico, dopo qualche esitazione
parcheggiamo negli appositi spazi con parchimetro per esplorare il centro.
Detto fatto ed eccoci a rimirare il piazzone centrale davanti alla cattedrale,
da futuro inquilino apprezzo il movimento muliebre ed alcuni banchetti fissi
forieri di cibarie. C’è perfino un baldacchino del Tourist information e mi ci
fiondo per un paio di dritte sulla città e gli indirizzi dei due palazzetti. Il
tipo in un inglese certo migliore del mio mi spiega praticamente tutto e mi
indica da che parte andare per poi rimanerci male quando mi vede andare
dall’opposta perché il Carletto aveva adocchiato un bel baretto per
l’aperitivo. Seduti a rimirare il passaggio ci fa un paio di birrette e si
riparte non senza notare una camerierina spettacolo in un posto che sa di
perfetto espletamento per la prima colazione. Ovviamente ho preso nota
fotografica del posto e della cameriera di cui avrete news nelle prossime
puntate…
Tra una bagola e l’altra però abbiamo sforato il parchimetro
ed al ritorno ecco il bis degli otto euro di multa che fanno infoiare il nostro
autista che maledice i magiari attuali e le recenti generazioni fino al regno
austro-ungarico confessando che dorà fare lo sforzo di pagare in quanto esiste
un efficiente sistema di recupero crediti in Italia per le multe. Urca. E gli va bene che la sera prima dopo Francia-Italia una pattuglia di Vigili che ci ha inseguito lo ha fatto solo per dirci di fermarci allo stop. Pensate che io pensavo volessero dirci che non andavano gli stop...
Nell’arrivare avevo notato una pensioncina tre stelle nella
via prospiciente il centro e, spostata la macchina, cosa meglio che andare a
controllare. Ammetto che l’ingresso non è stato eclatante, la padrona nemmeno
(tette a parte) però chiedere prezzo e disponibilità ne valeva la pena. La tipa
mi dice 6400 fiorini a notte (circa 22 euro) e mi mostra una camera (la due). In
effetti mica male con letto una piazza e mezza, bagno e doccia. Mi pare un buon
affare e dopo avergli spiegato i giorni che mi servono per un quarto d’ora, si
persuade a darmela. L’avergli chiesto una ricevuta per l’anticipo è stato un
dramma, voleva 12800 fiorni di anticipo ed arrivavo a 12000, c’è stato da
lottare di brutto ma alla fine l’ho convinta promettendo il pagamento del resto
all’arrivo. Ovviamente non aveva fotocopiatrice e ha dovuto scrivere il
documento due volte, però è stata precisa. Commosso l’ho salutata pago per
l’affare. Il buon Ambros temendo il mio rapimento dopo mezzora è venuto alla
ricerca (anche perché la fame lo attanagliava) giusto nel momento in cui mi
accomiatavo. Finalmente era ora di pranzo. Tronfio e felice risaltavo in
macchina alla ricerca del cibo.
Il nostro autista pensava bene di pirlare intorno al cento
per poi ritornarvi finchè (senza saperlo) ha preso la via della stazione
(vicina al centro, bene bene) ed ha parcheggiato d’autorità infilando
nell’immancabile parchimetro tanta moneta quanta il deposito dello Zio Paperone,
almeno stava tranquillo. Un po' meno lo era l’affamato Ambros che inPantanato
(cioè alla stregua del Panta quando ha fame) abbiamo fatto sclerare nel momento
della scelta tra un kebab aabro, un take-away cinese ed uno pseudo self service
di villiche. A me piaceva la cameriera del take-away ma la scelta è caduta sui
villici. Alla fine non senza sofferenza nello spiegarci qualcosa ci han dato,
un pietoso velo sulla qualità ma prendevano i buoni mensa…
Finita la missione si tornava alla base stavolta senza
fallire la strada blu e, ignorando la vigneta, il ritorno è stato decisamente
più rapido tanto che prima della cena il buon Ambros ha potuto fortificare le
sue difese ed addestrare un tot di soldati guadagnando anche ferro e legname.
Bah
Per la cena visto che l’ora era decente si è optato per un
ristorante che avevo notato mentre passeggiavo per il centro solitario, posto
all’aperto che prendeva bene. In effetti la cena è stata di qualità circondati
da Ceki e dagli immancabili svedesi. Il menù era zuppa di goulash e.. ehm…
schnitzel (cotoletta ala milanese in pratica) ma notevole per 13 euro a testa.
Ma il bello era a seguire con la visita al Drink Night Bar.
Dopo il giretto digestivo e rilassante in cui novello Marco Mazza raggiungo la
stazione giusto in tempo per un temporale della Madonna che mi obbliga a tornare al mio Panzio in Taxi (700 fiorini,
meno che il bus) eccomi giungere sul luogo della perdizione e, vinta un
iniziale titubanza come sempre succede verso l’ignoto, suono il mio bel
campanello. Mi apre una tipa che pareva la parente un po' piu magra del’altro
night club. Oddio ho pensato, ci risiamo un’altra fuga strategica. Invece
quella era solo il comitato di accoglienza. In pratica faccio qualche gradino e
mi ritrovo circondato da quattro tipe sufficientemente discinte. Alla mia destra il
bar, alla mia sinistra la pedana per la lap-dance ed un po di divanetti sparsi.
In fondo altri divani con strane tende socchiuse.
Rapida scorsa alla mercanzia esposta e capisco che devo scegliere.
Prendo il rapporto qualità-prezzo migliore (non senza farmi incenerire dalle
altre tre) e mi faccio accompagnare al divanetto. La tipa mi dice che si chiama
Eszter e mi chiede cosa parlo. Io le dico Olasz (Italia) e che con l’inglese mi
arrangio (ah ah). La tipa fa la faccia stupita e mi racconta che ha una sorella
che fa la barista a Padova e che ad agosto sarà in ferie in Veneto oltre a
sapere qualche parola di italiano (vi risparmio quali ma erano sul tenore di
bella gnocca, in effetti…). Finiti i convenevoli comincia a spiegarmi il
significato di Drink bar, in pratica bevi e guardi lo strip al palo ma lei non
è capace e fa solo servizio bevuta. Beh pazienza… intanto mi spiega le tariffe
visto che ha ancora in mano il listino. Ovviamente devo inaugurare, lei mi
chiede se voglio un’altra tipa ma visto che avevo scelto lei me la tengo e la
spedisco al tavolo con una birra analcolica per me (ha riso per mezzora) ed un
whiskey per lei (ovviamente era acqua ma non fa nulla). La mia birra era 1000
fiorini il suo pseudo alcool 3000 e dava il diritto ad una decina di minuti di
compagnia.
Ovviamente mi faccio spiegare anche il resto del programma.
Intanto c’è il privè a 15000 fiorini (50 euro circa anche se poi ho scoperto
che per i villici era 8000) e lo si fa nei divanetti con le tende. Il tempo è
due canzoni (dieci minuti era troppo difficile) ed ognuna delle tipe ha la sua
specialità. Comunque qualcosa di interessante si combina sempre a patto di essere un po’ dei Flash Gordon. In
effetti obietto che sarebbe meglio che facessero dieci-quindici minuti a bevuta
e 10 fissi di privè, mi sembrava più lineare ma non potevo pretendere di
insegnare ai villici il loro mestiere…
Vicino alla scadenza dei 10 minuti arrivava qualche altra tipa a cercare
di scroccare una bevuta ma sono riuscito col mestiere ormai acquisito a
rimbalzarle tutte, oltretutto Eszter era davvero carina e simpatica e la
conversazione fluiva così come una certa intimità, ma non perché io sia
particolarmente affascinante, è il mestiere che lo impone alle tipe. Insomma
come primo approccio capisco come funzione e passo un paio d’orette in
piacevole compagnia ad un costo decisamente accettabile, manco riesco a finire
la mia birra analcolica da tanto che Eszter mi prende ma lei si spara 5 o 6
acque-whisky che la fan contenta e le fan fare serata visto che mi dice di
essere pagata a consumazioni.
Verso le due e mezza penso sia ora di togliere il disturbo
ma non senza promettere a Eszter il ritorno della sera seguente, figurarsi era
già innamorata… La cosa strana è che il locale non aveva buttafuori, tutte
donne anche se forse la tipa addetta alla porta se ti mette le mani addosso sei
finito. Comunque sia pago della serata torno ai patri lidi schivando le solite
rane visto che nel frattempo aveva piovuto, ormai pareva l’Amazzonia verso
mezzanotte piovasco e clima freschino. Tranne che in camera dove i 40 e passa
gradi imperversavano, per fortuna 10 minuti di finestre aperte e tutto a posto.
Il mattino dopo si entrava nel vivo dell’europeo, si era ai
quarti con i seguenti accoppiamenti che si gustavano tutti alla Generali Arena
uno in fila all’altro: Belgio-Francia, Spagna-Ungheria, Russia-Cekia e
Italia-Slovacchia. Tanto per cambiare e per farci finire al McDonald eravamo
gli ultimi a giocare.
Il risveglio mattutino è stato un po' più delicato vista la
seratina precedente ma per mezzogiorno ero bello vispo ed affamato al centro
commerciale per il cibo, stavolta trancio di pizza e dolcetto, roba veloce
perché alle 13 e 30 era già tempo di palestra per il primo quarto che si
presentava assai interessante ed avrebbe definito la nostra potenziale
avversaria in semifinale. Non ci avrebbe fatto schifo reincontrare le francesi
per la verità…
L’inizio del match sembra farci contenti con le francesi
bravi a sfruttare le loro potenzialità fisiche grazie anche alla mia
“figlioccia” Combes che appare assai ispirata con Berkani e Dambach. Le belghe
paiono ancora segnate dalla gara con le russe e faticano assai anche se la
brava Allemand tiene botta quasi da sola in un primo quarto chiuso dalle sue
sotto 14-19. Nel secondo quarto le belghe sembrano pian piano ritrovarsi con il
loro mix di squadra mentre le francesi come d’abitudine si perdono un po per
strada vittime dei tanti errori da sotto ma la seconda sirena ci consegna ad un
intervallo ancora in equilibrio con le belghe avanti 35 a 33 per la gioia del folto
pubblico giallorossonero.
Ci si aspettava alla ripresa le francesi al gancio invece le
transalpine tengono il campo alla gtrande e ribattono colpo su colpo in un
terzo periodo avarissimo di segnature che le belghe portano a casa con un
misero 11 a
9. L a
cosa si faceva interessante. E lo era ancora di più vedendo un ottima Francia in
campo nel quarto finale, Le Gallopier trovava il bandolo della matassa e
recuperava il minimo gap per arrivare addirittura avanti nelle battute finali
della gara. Gara che potrebbe portare a casa un paio di volte ma prima subisce
una penetrazione della solita Allemand che si fa tutto il campo indisturbata ed
impatta e con l’ultima azione malamente buttata nel wc. Vedere per credere.
Morale pareggio e
supplementari ma si ha l’impressione che le loro chanches le blues se le siano
già giocate tutte. Così è, pronti via e
perentorio 5 a
0 belga che sa di sentenza. Infatti le francesi di punti ne fanno solo 4 nel
periodo (a 11) e finiscono nelle finali per il 5° posto. Allemand ne spara 21
(unica in doppia cifra delle sue) e vince quasi da sola, le blues tirano con un
orribile 22 su 76 e lo pagano caro. Il Belgio resta comunque un osso duro ma
Abelkader in campo cambia abbastanza le cose…
Appena evacuate le protagoniste del primo quarto ecco
riempirsi il palazzo con tutti i tifosi locali con le loro bandiere tricolori,
di gente strana ce n’è parecchia ma fa folklore e tutti sono pronti per il loro
Eyra Mayarorsag o Rya Rya Ungaria soprattutto un tot di ultras che paiono
ereditati dal calcio, ammesso che il Miskolc abbia una squadra di calcio e mi
pare di si.
Dopo un riscaldamento dove gi interessi vanno per la mia
preferita Toth
possiamo cominciare e le padrone di casa sembrano un po' in
soggezione forse sopravvalutando un attimo le avversarie. Un volta tanto nella
Spagna la palla sembra essere giocata più dalle interne che dalle esterne e del
resto l’Ungheria non ha proprio molto fisico da contrapporre a Lo, Orts e
Quevedo, forse la sola Toth è in grado di darsi da fare a rimbalzo e in
contrapposizione. Il succo del discorso è che le iberiche scappano sul 18 a 11 alla prima sirena.
La coach locale cerca di dare una mossa alle sue ed in
effetti sembra riuscirci quando meno nel far ritrovare ispirazione alle sue
esterne, arma che potrebbe sfruttare visto che Salvadores marca visita e
Cazorla non pare proprio un crak. Crak che pare invece il duo Dubei-Horvath che
comincia a drizzare la gugia e a mettere punto su punto fino a quasi impattare
quando arriva il tempo dell’intervallo: 30 a 29 Spagna. Ammettiamo che per assonanza di
colori e perché le spagnole è sempre meglio togliersele dai piedi il nostro
sostegno alle magiare è totale.
La fiducia pare ben riposta per almeno 17 minuti del secondo
tempo in cui le tricolori affini mordono le caviglie alle giallorosse,
pareggiano 15-15 il terzo quarto e sono ancora li a poco dal termine ma il
sogno svanisce con tre pirlate consecutive che costano carissime: rinuncia ad
un tiro con tanto di contropiede, palla persa sul press e rimessa dal fondo da
omicidio. La Spagna ringrazia e prende quel minimo margine che la fa respirare
fino agli ultimi 30 secondi. L’orgogio magiaro però sa farsi valere e con un
paio di falli giusti si recupera quacosa tanto che l’ultima palla è per le
padrone di casa che sotto di due possono tirare da tre per vincere. Purtroppo
la distanza è siderale ed il miracolo non riesce, la Spagna se la sfanga ancora
una volta, certo brave a crederci sempre ma fino ad ora le avversarie (Italia a
parte) ci han messo molto del loro per dargli una mano. Dubai chiude a 22
punti, Horvath a 17 (15 su 37 al tiro in coppia non è però il massimo), la mia
Toth a zero (con un paio di errori che gridano vendetta), per la Spagna
Salvadores (mica tanto de la patria stavolta) chiude con due punti (1 su 14),
Ortis e Quevedo (7 su 22 in
due) un ventello in duementre Capella (tornata in tiro) con un 4 su 6 fa
tornare i conti. Anche stavolta il 23 su 67 di squadra spagnolo non pare un
bijoux…
Prima del terzo quarto di finale potevo anche sfruttare
l’intervallo per un rapido guizzo al mio Panzio al fine di preparmi già per la
serata. La cosa non è di rilevante importanza se non che ritornando indietro
come scorciatoia decido di attraversare il cimitero posto giusto tra il mio
albergo e la Generali Arena. Attaversando il camposanto noto una cosa un po'
strana: molte lapidi non sono complete con la data di decesso. Strano… guardo
bene e scopro una cosa che in Italia farebbe toccare le palle anche ai gatti neri:
un tot di gente ha già comperato la sua lapide, non solo, ha pensato bene di
scriverci la data di nascita ed il 20xx che sarà l’anno di morte! C’era anche
gente del 1977 che l’ha fatto, spero per lui (o viceversa) che muoia nel 2101 e
debba cancellare lo zero… Vedere sotto per credere!
Un po’ spaesato da tale scoperta mi appropinquo a
Russia-Cekia senza grosse speranze di vedere un grande match in quanto le
Ragazze son parse decisamente un altro pianeta e di contro come potrebbero le
nipotine di Lendl non intalparsi un’altra volta? In effetti all’intervallo
siamo 32 a
16 e c’è già il doppiaggio. Peggio va ai simpatici ceki in tribuna nel terzo
quarto dove arriva l’intalpata: parziale di 2 punti in 10 minuti e tutti a casa
con le loro pupille che faticano non poco a raggiungere quota 30 (a 63) con
Vesela top scorer delle sue a quota 6. 10 su 58 il risultato ceko al tiro. Sigh.
Morale le tre favorite erano passate ed ora toccava a noi
contro la Zuzana. Eccola qua pronta per iniziare:
In verità ci mettiamo un po ad entrare in gas e nel primo
quarto le slovacche ci tengono a bada abbastanza agevolmente chiudendo sul
12-14 ma nel secondo periodo cambiamo marcia con la difesa di Romano e le mani
ispirate di Zandalasini e Vitari. Boby Richards fa il suo turnover di cambi e
rendono al meglio anche Russo e Cordola, la squadra fila che è un piacere e
andiamo al riposo con un 32 a
24 abbastanza rassicurante.
E’ però il terzo quarto che annichilisce le avverse, solita
difesa e palloni rubati a gogò, la Slovacchia non segna proprio mai ed incassa
un 17 a 3
nel periodo che la distrugge, la povera Zuzana non sa più che pesci prendere e
se fosse pugilato getterebbe volentieri la spugna ma è basket e ci tocca darci
da fare anche nell’ultimo periodo che chiudiamo sul 26 a 9 per un finale da 75 a 36 che punisce anche
troppo le avversarie. Siamo ormai nelle quattro e vicini ad una medaglia che è
sempre un grande obiettivo ed un grande successo in Europa. Giustamente al termine non esultiamo nemmeno più di tanto.
A questo punto cosa meglio che andare a festeggiare da
Eszter? Direi nulla ed esaurita la parentesi del McDonald per l’ultima volta
(al venerdì presenze muliebri notevoli invero…) eccomi sulla strada della (relativa)
perdizione dopo la doverosa sosta bancomat.
Ormai sicuro di cosa mi attenda suono il mio bel campanello
ed attendo la venuta del torello da combattimento ad aprirmi. Dopo poco arriva
e mi sento un Fantozzi qualsiasi al cospetto del megadirettore. Evito anche lo
sguardo della tipa, mi risparmio il “com’è buona lei che mi ha aperto” e
sgaiattolo nel locale. Mi guardo intorno e non vedo Eszter, nooo… ma poi
guardando verso il fondo me la ritrovo a bere con un cliente (stavolta almeno
due oltre a me c’erano). Un po’ spaesato mi guardo in giro e vista la mia
titubanza mi si avvicina mica il Megadirettore… Piuttosto faccio un privè da
solo, pago e scappo! Per mia fortuna Eszter mi vede e capisce il mio dramma,
molla subito il tipo e mi viene vicino, al che la prendo praticamente per un
braccio e ci sediamo sui divanetti.
Davanti ad una birra analcolica e a qualche wiskeyacqua ce
la raccontiamo passando dal basket alla scoperta tombale, all’Italia ed i sui
mari e le sue parolacce. E’ proprio carina Eszter ed anche affettuosa (e te
credo) anche se confessa che oltre a non fare lap-dance non fa nemmeno privè.
Si va beh, baci, coccole ecc. ma poi che si fa? Morale dopo un paio di altre
bevute finalmente ce la faccio a portarla sulla via della perdizione (Ndr.:
roba da matti, cosa mi tocca fare, di solito sono io a dovermi negare in questi
posti…) e seppure con lei titubante ci infiliamo sui divanetti blindati.
Devo dire che non so se era falso pudore o se era così
entusiasta di fare il suo primo privè (seeee) ma la cosa è stata di grande
spessore tecnico vista che la mercanzia esposta/poco esposta meritava assai,
peccato che le due canzoni scelte non fossero Music di John Miles di 7 minuti
circa o qulcosa interminabile dei Pink Floyd perchè ne valeva la pena. Un po’
spettinati siamo tornati sui divanetti finali per un paio di brindisi di
commiato ma ero soddisfatto perché il mio rito propiziatorio del settimo piano
era stato fatto. Ovviamente ho dovuto promettere di ritornare il giorno dopo in
caso di vittoria. Sulla mia pelle ho capito che i privè per i non vilici
costavano più o meno il doppio ma la brava Eszter meritava…
Uscito dal locale verso le 3 mi ritrovavo la solita acqua
notturna ma mi sentivo come Sinatra (o chi per lui) mentre cantava Singing in
the rain, più che altro on the rane (frogs) visti gli anfibi che saltavano a
destra e manca dentro e fuori le pozzanghere. Erano davvero simpatiche… cosa fa
una semifinale europea!
Il risveglio del sabato (penultimo giorno) era bello e di
attesa, coi soldi prelevati volevo comprarmi un paio di scarpe che avevo
adocchiato, peccato che fossero tutte da donna e la commessa mi ha guardato con
grande compatimento, poco male, raggiunto il duo A&C mi apprestavo
all’ultimo pranzo nel centro commerciale tra gnocche che vagavano a destra e a
manca in quantità industriale. Bello spettacolo davvero ma eravamo troppo
concentrati sul Belgio, e sul fatto che vista l’ora di gioco avremmo potuto
provare l’ispirante ristorante tipico prospiciente il Night Drink Bar.
Stavolta la Generali Arena apriva alle 16 per cui c’era
tutto il tempo di fare le nostre cosine, dal cibo alle battaglie col nemico
jap, ma per le 15 e 30 eravamo già sul pezzo curiosi di vedere cosa sarebbe
successo tra lo strapotere fisico delle Ragazze ed una Spagna comunque dura a
morire che con l’andare delle gare si era rinfrancata.
Spagna che parte con il quintetto più potente fisicamente
che può: Capella, Quevedo, Lo, Flores e Orts. Per le russe ecco Levchenko,
Sema, Kolosovskaya. Aksenova e la molto poco russa Maiga. Per il momento in
panca Kuzmina.
L’inizio ricalca quanto ci aspetta, la legge fisica arride
alle Ragazze che sembrano poter comandare le operazioni. La Spagna non ha molti
secondi tiri anche se, come ormai ci aveva abituato, le percentuali sono
modeste, ma ovviamente di prendere rimbalzi in attacco se ne parla poco (alla
fine ne prenderanno 8 in
totale). La Russia fa il suo anche se il play Levchenko non sembra proprio nella
sua miglior giornata e Orlova deve spesso tamponare le sue estemporaneità.
Comunque sia il primo quarto arride alle Ragazze che chiudono sul 16 a 12.
Il secondo quarto serve alla Spagna per capire che
nonostante debba sempre inseguire non è così distante dalle avverse, insomma ci
sono segni di risveglio iberici con Quevedo e Capella a dare un certo fastidio,
la Russia va per la sua strada ma non riesce a scrollarsi di dosso le
avversarie che si meritano il pareggio nella seconda frazione per il 30 a 26 dell’intervallo.
Certo, dovendo scegliere incontare la Russia in finale farebbe paura e vista la
gara d’esordio le spagnole, almeno quelle viste fino ad ora, sarebbero
preferibili visto che i nostri maggiori problemi sono contro le lunghe di
stazza e tra Kuzmina, Maiga e le esterne Kolovsakaya e Borovykh i centimetri si
sprecano.
Dopo l’intervallo allietato da una fotografa russa
spettacolare si riparte con una gara ancora più tirata, spagnole che serrano la
difesa russe inattaccabili nell’area
colorata. Le percentuali spagnole tanto per cambiare sono deficitarie ma le
Ragazze paiono scricchiolare nelle loro certezze, ciò nonostante vincono il
terzo quarto con un misero 9 a
7 che vale il 39 a
33 della terza sirena.
Il margine oscillante sui 5 o 6 punti sembra poter dare una
certa tranquillità alle Ragazze ma complice una Levchenko sempre più
imbarazzante pian piano le Russe si involvono senza apparente motivo, di contro
le spagnole si caricano cominciando anche a metterla dal perimetro. Messe un
paio di triple le iberiche prendono coraggio e giocano anche bene mentre le
avverse vanno nel marasma più totale, non riescono a far arrivare palla alle
lunghe e spesso e volentieri regalano palla. L’intalpamento si fa drammatico e
le Ragazze non vanno più nemmeno a spingerle, incassano un 8-17 nel quarto
finale e regalano alle giallorosse la finale. Finale raggiunta con un 21 su 62
al tiro che rispecchia la media del campionato spagnolo ma nonostante ciò è
cambiata notevolmente la convinzione nei propri mezzi e si intuisce che non
sarà facile per chi le incontrerà in finale. Per le russe una chiusura 18 su 65
al tiro con Sema e Borovykh protagoniste in negativo nelle percentuali insieme
alla suddetta Levchenko. Le 24 palle perse (a 15) parlano da sole.
Ma ora era tempo di Belgio-Italia. Per l’occasione giungono
orde di ragazzotti tifosi belgi pescati chissa dove e noi, nonostante l’arrivo
di altri genitori (Cabrini, Zandalasini, Beretta e zia Vespignani) siamo in
netta inferiorità ma per assonanza di colori i villici quantomeno ci
preferiscono ed un po' ci tifano. Rya Rya Italia non suona nemmeno male…
Pronti via e ci schieriamo con Kacerik, Romano, Tagliamento,
Zandalasini e Vitari a cui le belghe rispondono con Allemand, Devliegher, Nauwelaers,
Linskens e Mpoyi. Fin dalle prime battute si capisce che le nostre hanno
l’occhio di tigre, concentrate e pimpanti prendono il comando delle operazioni
con Don Diego Zandalisini de la Vega a fare proprio come Zorro: non sbaglia un
colpo e trascina la squadra, Ma tutto intorno a lei funziona meraviglia, soprattutto in difesa dove le
bocche da fuoco avversarie sono limitate alla grande. Il 16 a 12 del primo quarto ci
sta anche stretto ma un secondo quarto in fotocopia ci consente di raddoppiare
il malloppo: altro 16 a
12 e voliamo verso la doppia cifra di vantaggio concedendo alle avversarie
decisamente poco o nulla. Le belghe cercano di sfruttare le due sole armi su
cui possono confidare: il tiro da fuori di Allemand ed il fisico sotto canestro
di Linskens, per le altre assai poco da dichiarare con in particolare la brava
Devliegher che chiuderà con un triste 2 su 10 dal campo.
Per la felicità dei biancorossoverdi e la tristezza dei
tanti giallorossoneri nel terzo quarto la partita non cambia canovaccio, per
noi perde in precisione Zorro ma Tagliamento ne prende il testimone mentre la
difesa continua nella sua impenetrabilità tenendo a quota 6 nel quarto le
avverse. Finisce che a fine terzo quarto di una gara pressoché perfetta ci
ritroviamo sopra di 11, cosa che nemmeno il più ottimista degli italici
presenti si sarebbe aspettato. Ma forse nemmeno il più pessimista dei belgi…
Pesssimista dei belgi che deve accusare ancora un paio di
minuti di marca azzurra, le nostre arrivano al +19 e sembrano in una botte di
ferro. Improvvisamente però succede l’imponderabile ed accusiamo qualche
battuta a vuoto, sul press regaliamo qualcosa di troppo e sotto la spinta delle
piccole il Belgio rosicchia punti. Le nostre sembrano cedere un po' mentalmente
pensando la gara già chiusa e punto su punto vengono avvicinate fino al -6 ad
un paio di minuti dal termine, ma niente paura nel finale torniamo ai livelli
di trequarti gara e riusciamo a gestire senza troppi patemi il nostro
meritatissimo posto al sole. Teniamo le avverse sul 17 su 60 al tiro (7 su 12
per Allemand che arriva a 17 punti) e limitiamo la loro lunga a 14 punti (5 su
14), le altre imbavagliate. Zandalasini (17) e Tagliamento (16) sono le nostre
top-scorer ma la difesa, i recuperi e la mentalità non sono cose che escono da
un tabellino e le nostre le fanno al meglio. Insomma sembriamo prontissimi a
giocarci l’oro contro una squadra già incontrata e sconfitta di 20, cosa meglio
di così, anche se le iberiche, come spiegato, ora sono un’altra squadra, sempre
con poco talento offensivo ma mentalmente molto più sul pezzo.
A seguire il finale le feste sul campo e la gioia che in
quei momenti sono cose impagabili mentre nella mente scorrevano le immagini di
due anni prima a Poprad dove il 92-93 aveva più di un punto in comune con
questa squadra nel talento individuale e nel gruppo che si era creato, certo
che non capita tutti i giorni (o tutti gli anni) di giocarsi l’oro europeo! E
noi c’eravamo, segno di un movimento che sta facendo bene, oro a Poprad, bronzo
a Cagliari ed ora almeno argento.
Per completare la serata ci voleva solo una grande cena ed
un bel post-cena. L’idea era quella di una visita all’etterem (ristorante)
vicino al drink-bar, detto fatto ed eccoci a chiedere asilo. La proprietaria ci
accoglie cordialmente e ci troviamo una sala pranzo quasi solo per noi tre con
tanto di addobbi, posate d’argento e cristalleria di gran qualità. Se il cibo
valeva il resto eravamo a cavallo… ed in effetti la zuppa di formaggio e la
carne erano di categoria super extra, una cena davvero coi fiocchi che
completava la serata ludo-culinaria. Ora mancava la parte muliebre…
Fatti i miei soliti quattro passi per digerire fino al
Panzio che trovo stranamente aperto (va beh che era sabato), mentre vado verso
la scala per le camere mi ferma il simpatico padrone e mi invita al banco-bar.
Sono un po' restio, ma quando vedo un paio di gnocche mica male mi faccio
convincere. Dorith era Dorith...
In pratica cerca di spiegarmi che è il suo compleanno, meglio me lo
fanno capire le due tipe con lui: Dorith e Julianna. Coppia che scopro essere
alloggiata nel Panzio vicino alla mia camera. In pochissimo facciamo amicizia
aiutati dalla grappa ungherese e dalla lingua non certo limitata soprattutto di
Dorith che non tace un attimo (e non solo per la grappa). Grappa che rifilano
anche a me con l’obbligo di ingerirla in un solo sorso, al ritmo di un sorso di
coca cola ed un ingoio di grappa. Siccome non sono Superciuk di Alanfordiana
memoria l’esercizio mi riesce malissimo e i tipi ci rimangono un po male anche
se mi perdonano. Le due tipe saranno al decimo trinchetto e sono belle allegre,
chiacchieriamo in inglese del più e del meno fino a quando andiamo sul
culinario e mi raccontano in coro di un comune amico che fa il cuoco in una
steak-house li vicino. Ci vorrebbero anche andare ma forse ero già bello
satollo,,,
Morale della favola mi ci portano a vedere il luogo, io
faccio cenno di aver capito e prometto che la sera dopo (con amici) ci saremmo
andati, i miei tre nuovi amici paghi mi riportano in hotel e ricominciano a
versare grappa. Miii, va bene che da Eszter dovevo bere la birra analcolica
però… Negli ultimi discorsi mi spiegano come nei locali notturni sarei stato
derubato dovendo pagare il doppio rispetto ai villici (ma va, non me n’ero
accorto…) e mi ricordano la cena della sera seguente. Verso mezzanotte le tipe
(li tra l’altro per lavoro visto che erano guide turistiche) decidono che si va
a nanna. Tra baci ed abbracci salutano e saliamo insieme nei nostri regali
appartamenti. Per loro nanne e per me doccetta prima di fuggire al mio drink
bar night.
Il giorno seguente era dedicato alle finali, visto che
avevamo deciso di bypassarle almeno fino al terzo e quarto posto cosa meglio
dell’ultimo pranzo al Dolce Vita per il commiato. Il bello è stato che andando
verso la “mensa” ho raccolto un tot di “orfanelli” italici per cui il tavolo è
stato riempito da una decina di persone della lega lombardo-puglese che alla
fine si son detti anche soddisfatti del cibo.
Come detto non ci siamo visti Ungheria-Slovacchia (67-42)
per il settimo posto, Cekia-Francia (52-56) per il quinto e tanto meno l’ultima
tornata retrocessione che ha ricacciato Germania ed Inghilterra da dove erano
venute (il gruppo B). Bontà nostra ci siamo presentati per la gara valevole per
la medaglia di bronzo tra Russia e Belgio, un remake. E da buon remake come in
un film già visto è nuovamente la Russia ad imporsi con autoritario secondo
tempo chiuso sul 30 a
20. Per noi scaramantici sembrava un buon segno, metti che il bis riusciva
anche a noi…
Alle 20 e 30 precise tocca a Italia-Spagna, l’atto finale.
Per noi partono Vespignani, Kacerik, Beretta, Zandalasini e Vitari. Spagna che risponde con Capella, Quevedo, Lo, Flores ed Orts. Purtroppo fin dall’inizio si capisce che le nostre non sono tranquille e sul pezzo come in altre occasioni, come capibile una finale europea qualcosa ti muove dentro e le spagnole mostrano un orgoglio grande come una casa nel voler far dimenticare la gara d’apertura.
Per noi partono Vespignani, Kacerik, Beretta, Zandalasini e Vitari. Spagna che risponde con Capella, Quevedo, Lo, Flores ed Orts. Purtroppo fin dall’inizio si capisce che le nostre non sono tranquille e sul pezzo come in altre occasioni, come capibile una finale europea qualcosa ti muove dentro e le spagnole mostrano un orgoglio grande come una casa nel voler far dimenticare la gara d’apertura.
Il grosso problema è che la loro carica agonistica si sposa
alla grande con una precisione al tiro che mai avevamo visto loro sfoderare.
Noi siamo un po' lenti ad aiutare in difesa ed a contrastare le tiratrici ma
ogni volta che alzano la mano è canestro. Giocano ad un ritmo infernale e
praticamente ci paralizzano. Il primo quarto spagnolo è da manuale del basket e
lo paghiamo carissimo: 23 a
10. Bobby Richards riesce un po’ a ricompattare le fila nel secondo quarto,
sembriamo entrare in partita ed a mo' di formichina recuperiamo punto su punto
anche se la loro difesa ha praticamente imbrigliato le nostre bocche di fuoco:
Zandalasini deve faticare a trovare buoni tiri e Tagliamento non è proprio in
serata. Nel momento migliore abbiamo buone cose da Beretta e Cabrini e
risaliamo a metà quarto fino al -8 (20-28) ma Cabrini accusa una botta e deve
uscire, nel contempo ci si spegne completamente la luce, incassiamo uno 0-8
pesantissimo e chiudiamo doppiati (20-40) all’intervallo per la nostra
delusione (e di metà palazzetto schierato con noi a cominciare dalle giocatrici
ungheresi). Certo, noi non benissimo ma loro veramente non han sbagliato un
tiro.
Nell’intervallo il nostro coach riesce a scuotere la
squadra, ripartiamo quanto meno pimpanti e facciamo vedere di esserci,
finalmente giochiamo decentemente ed andiamo anche a segno. Si rivede il duo
Zandalasini-Beretta e sembriamo poter ancora dire la nostra, il problema è che
le spagnole hanno molte meno possibilità di tirare ma quando lo fanno vanno a
segno: 6 su 6 nei primi tentativi del terzo quarto con Salvadores (tornata
della patria) sugli scudi. Il nostro massimo sforzo viene così frustrato dalla
precisione avversa ed il terzo quarto ci sorride per soli due punti (20-18)
quando avremmo meritato decisamente di più.
Sotto di 18 abbiamo il merito di non arrenderci comunque, le
loro percentuali finalmente calano e tornano consone alla manifestazione, siamo
ancora capaci con grande orgoglio di rosicchiare qualche punto fino al momento
cruciale: 3’
e 10” al
termine, siamo in attacco e Zorro si guadagna due liberi che possono valere il
-10. E’ l’ultima spiaggia, purtroppo Cecilia fa 0 su 2 e la squadra si siede
definitivamente incassando un parzialone finale che porta al -21: 70-49 per la
Spagna. Ecco questa è forse l’unica nota stonata dell’intero campionato, in una
finale non si mollanoi pappafichi, quantomeno per non dare la soddisfazione
alle avversarie di renderci il -19 della prima gara.
Che dire, è stata comunque una gran bella avventura ed
abbiamo dimostrato grandi qualità ed ottime individualità. Abbiamo un telaio su
cui lavorare ed inserire alcuni elementi che potranno rivelarsi preziosi. Ci è
mancata una roccia d’area alla Ercoli ed almeno un’altra tiratrice affidabile
per affiancare Zandalasini e Tagliamento ma nel complesso siamo stati proprio
belli facendo oltretutto un passo avanti rispetto a Cagliari.
Alla fine applaudiamo le spagnole che sono state capaci di
ritrovarsi per strada nonostante un paio di infortuni con la bravura di non
abbattersi troppo dopo un inizio davvero poco convincente lasciando comunque
una grande lezione: a questi livelli quello che hai fatto nel bene e nel male
conta relativamente, conta soprattutto quello che farai nella prossima gara. Le
ragazze faranno bene a non scordarlo mai.
Al termine ci resta una gran bella medaglia d’argento e la
nomina di Cecilia Zandalasini (in arte Zorro) come MVP della manifestazione,
premio meritatissimo a patto di spiegarci una cosa: ma cos’ha Ceci contro il
primo tiro libero? Non lo mette mai, ma proprio mai… a parte gli scherzi lei è
davvero di un altro pianeta, scorer americani la chiamavano Koby e, fatte le
debite proporzioni, non hanno tutti i torti anche se deve imparare ancora un po
di cosette.
A fine gara non restava che organizzare la cena, i miei
nuovi amici venivano in palestra a raccattarci ed alla fine con praticamente
quasi tutti i parenti rimasti si poteva andare al famoso ristorante ed è stata
una bella mangiata che ha santificato un argento… d’oro.
Morale: non abbiamo perso l’oro, abbiamo vinto l’argento e
questo fa molta differenza!
A questo punto non restava il mattino dopo che metterci in
macchina e rifare i nostri bei 1250 chilometri per tornare a casa, e vi
assicuro che con una medaglia volano via…
GRAZIE RAGAZZE, CI
AVETE ENTUSIASMATO, DAVVERO GRANDISSIME!
E per chiudere un riepilogo ed una valutazione sulle nostre
piccoline (si fa per dire) qui a Miskolc:
4 Vespignani sofia: bees. Play da cervia figlia d arte, la
mamma e' una Trere' di faentina memoria. Con la croazia ha tolto le castagne
dal fuoco ed ha dimostrato che anche se non hai un gran fisico con grinta ed
intelligenza puoi sopperire alla grande. Un 8 lo merita tutto.
5 Romano isabel: a' magika. Guardia da Trieste. Ha preso
coraggio strada facendo crescendo molto bene. Benissimo in difesa si è
applicata tantissimo su quella che spesso era la guardia avversaria più
pericolosa. Ha provato anche a rendersi pericolosa in attacco. Peccato sia
praticamente impossibile che metta un libero. Voto 8 anche per lei.
6 Landi arianna: ayr land. Esterna con fisico da Bologna di
cui il padre e presidente. Si vede che in campo ci sa stare ma deve prendere un
po più di coraggio e farsi valere. Un’esperienza che per lei potrà essere
preziosa. Un 6.5 di incoraggiamento.
7 Kacerik martina: fuckacerik o twiggy. Guardia ala da Sesto.
Fa parte degli angeli con la faccia sporca. Ha un aspetto da dolce eden ma in
campo sa farsi rispettare. Gran rubapalloni ricorda assai l'ex milanese Kucka
nei movimenti offensivi e quando allarga le ali per rubare palloni. Con la
Spagna all’esordio ha fatto onde ma ha giocato con grande testa ed attenzione
anche le alte partite spesso facendo il play. Alla fine è giunta piuttosto
spremuta ed ammaccata ma ha dato tutto. Voto 8.5, sarà una colonna per le
nostre nazionali giovanili del futuro.
8 Tagliamento marzia: river gun. Tiratrice mortifera da
brindisi ha un ottima mano. Se va in gas non si ferma piu e Belgio e Spagna ben
lo hanno capito. Come spesso accade alla sua topologia di giocatrice se non e
in giornata puo’ essere deleteria.Purtroppo è capitato in finale. Voto 7.5 per
lei.
9 Zandalasini cecilia: zorro. Ala pivot da Sesto a questi
livelli si ferma solo da sola. Quando parte e si fa tutto il campo o va in
arresto e tiro o sbaglia lei o non la ferma nessuno. Le manca solo di non
smontarsi dopo qualche errore. Prende l’MVP della manifestazione a pieno
titolo. In semifinale col Belgio fa onde nel primo tempo, purtroppo in finale
la limitano molto bene. Voto 9.5, come detto le manca un minimo di carattere e
segnare i liberi con regolarità, fatto questo può essere il crac italiano per
una decina d’anni.
10 Cabrini alessia: kabrio'. Con l’accento mi raccomando...
Migrata a giocare in Francia col college d’oltralpe dalla sua liguria ha buon
fisico ed un bel paio di scarpe verdi della stabilo boss. Dopo due buone gare
si fa male ad una spalla senza accorgersene e salta (purtroppo) l’Olanda in una
gara in cui sarebbe servita. Si rimette a posto e si dimostra preziosa con la
sua vivacità. A momenti ci rimette in corsa anche nella finale. Voto 8, una
bella sorpresa, sarà al college italiano il prossimo anno. Speriamo in bene.
11 Beretta arianna felicita' : gunner. L'ala sestese da Bernareggio
ha avuto un ottimo impatto con l’europeo. Partita in quintetto con la Spagna ha
legittimato la scelta del coach con difesa e punti. Ogni volta che è stata
chiamata in causa ha fatto bene, anche nella non felicissima finale. Voto 7.5
con la certezza che può ancora migliorare.
12 Cordola ilenia: la contessa di carmagnola. Prosegue la
tradizione di piemontesi in nazionale con questa semi-lunga di Venaria che sarà
a moncalieri il prossimo anno. Non sara mai un bomber ma i suoi rimbalzi pesano
eccome sulle gare. Sempre presente in campo per i rimbalzi paga solo l’emozione
della finale. Voto 8 e per lei il prossimo sarà un anno importantissimo in A3.
13 Russo francesca romana: la soviet. Esterna di fisico la
romana parte dalla panca e si rende sempre utile difendendo ed attaccando.
Positiva nella partita con l’Olanda ha tenuto su la baracca e in altre
occasioni si è fatta trovare pronta. Voto 7.5.
14 Lorenzin marta: la lollo. La lunga veneziana Si e vista
poco perche reduce da infortunio. Trova poco spazio ma ci deve mettere qualcosa
in piu per meritarlo. Voto 6 di incoraggiamento, speriamo che a Venezia ci sia
spazio per lei.
15 Vitari annalisa: life. La nostra lunga di fisico,anche
lei di scuola Reyer combatte e prende rimbalzi. Non e certo rapidissima ma si
fa valere. Ha anche buona mano in attacco. Voto 8.5, una su cui lavorare.
Coach Roberto Riccardi: il lombardo bobby richard ha
plasmato e creato la squadra conforme al suo basket. La panca a sua disposizione
non era certo quella di Vittuone e le alternative le ha avute a disposizione
sfruttandole al meglio. Capolavoro la prima con la Spagna e finche non abbiamo
trovato gente troppo fisica siamo andati bene. La nostra difesa è stata la
migliore vista ma non avevamo dubbi conoscendo il coach. E’ piaciuto il suo
modo di allenare e di spiegare sempre alle ragazze dove sbagliavano senza
“dimenticare” mai in panca nessuno ed estraendo il meglio da ognuna. Il suo
voto è alto, non è 10 perché non ha vinto e, giusto per trovare un pelo
nell’uovo e non sembrare il suo sponsor, non abbiamo capito perché a volte ha
tolto la giocatrice in gas dalla partita (è successo con Vespignani, Romano e
Cabrini) dando l’impressione di fare cambi con la clessidra.
E con questo è proprio tutto… ma ora è tempo di Under 20 e
di andare a Debrecen per sognare ancora una volta con un gruppo (il 92-93) a
cui sono particolarmente affezionato. Sarebbe bello anche Amsterdam ma non si
può avere tutto…
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