mercoledì 15 agosto 2012

L’ARGENTO VIVO DI MISKOLC

Come ogni estate terminati gli impegni con i vari campionati regionalnazionali ed i tornei estivi (Borgonovo, Binzago ecc,) arriva il turno delle nazionali giovanili, vera opportunità per tornare a rimirare siti esotici da sempre meta di escursioni fuori porta.
Per l’estate 2012 le mete scelte dalla Fiba erano le seguenti:
U16 a Miskolc (Ungheria)
U18 a Bucarest (Romania) dopo aver inizialmente optato per Tomisoara
U20 a Debrecen (Ungheria) distante ben 98 km dalla suddetta Miskolc
U17 mondiali ad Amsterdam (Olanda)

Essendo ormai l’Italia in un discreto crescendo a livello europeo i vari gruppi B e C li possiamo archiviare come mera curiosità per sapere chi nell’anno seguente ci dovremo cuccare come avversari, cosicchè per il primo impegno programmato din quel di Miskolc la curiosità veniva placata con la partecipazione di Inghilterra e Germania che facevano compagnia ad un parco partecipanti assai competitivo con diverse reduci da Cagliari 2011 relativamente all’annata 1996.
Ovviamente così anche per l’Italia che poteva presentare lo zoccolo duro di marca Sesto con il duo Zandalasini-Kacerik (spalleggiato da Beretta) e la brindisina Tagliamento. A differenza di Cagliari però si preannunciavano rinforzi più corposi nelle altre selezionate visto che a parte le tre sopra citate, Djedjamel, Penna ed Ercoli lo scorso anno faticammo assai ad avere supporto dal secondo quintetto.
Verificata la bontà della spedizione e le ottime possibilità di ben figurare reperita dopo un sondaggio tra i vari addetti ai lavori per organizzare al meglio la trasferta ci si affidava all’agenzia di viaggio A&C (Ambros & Carletto) che già da marzo si era intrippata per la trasferta magiara.
In realtà la prima idea era doppietta Timisoara-Debrecen con tanto di intervallo di una decina di giorni da trascorrere piacevolmente tra Bacau ed il Balaton ma il disperdersi rumeno di gentili pulzelle non più rintracciate dopo ammiccamenti milanesi e lo spostamento a Bucarest dell’U18 faceva propendere per la meta ungherese.
L’agenzia A&C si era già autosistemata nel centro storico della città ma l’esaurimento di camere nel Panzio (pensione) “Dolce Vita” costringeva il sottoscritto a cercare un ubicazione a destra e a manca. Conoscendo i luoghi i 60-70 euro di camera singola a notte parevano uno sproposito per cui un certosino lavoro su internet consentiva di trovare un Fekete Panzio a 29 euro a notte che per dormire bastavano ed avanzavano anche se dalla mappa la Levay utka pareva un po' fuori dal centro. Poco male perché l’agenzia  A&C si sarebbe presentata munita di auto aziendale con la possibilità di offrire passaggi in caso di bisogno.
Ed era proprio con la Carlettomobile che nella mattinata di mercoledi 11 luglio si battezzava l’avventura magiara, la prospettiva non era male: circa 1250 chilometri da percorrere passandi dalle varie Venezia, Trieste, Lubiana, Maribor, Syofok, Budapest e dulcis in fundo l’agognata Miskolc.
Diciamo che i primi 350 chilomteri circa in terra italica non presentano particolari complicanze e si bypassano senza troppe sorprese, il paesaggio comincia a cambiare oltre il confine sloveno di Sesana che appare poco dopo la simpatica cittadina di Prosecco posta a testimonianza di una delle nostre migliori tradizioni. In realtà al primo grill sloveno arriva subito una gradita sorpresa: il diesel è a 1.32 euro e sarà così per tutta la percorrenza autstradale (circa 350km). Autostrada che attira perfino le grazie del nostro nocchiere che, a parte ogni tanto seguire le linee di mezzeria come il filo di Arianna provocando le suonerie dei seguenti, pare godere assai il paesaggio ed il relax della strada. In effetti l’autostrada si snoda tra colline ed alberi non facendosi mancare quel verde che fa della Slovenia la Svizzera dell’est, e non ci vuole molto a capire che i birbanti biancorossoblù attendono giusto l’inizio della pianura per dire che la loro terra è finita ed inizia la Magyarorsag. Da bravi italici sfruttiamo la nostra vignetta (15 euro per percorrenza illimitata settimanale in autostrada) fino al confine che... in realtà non c’è in quanto si entra in Ungheria quasi senza accorgersene tramite una strana pseudo autostrada di una corsia e mezzo. In tre abbiamo cercato un punto di dogana ma niente da fare, tutti dentro appassionatamente, e nemmeno un venditore di vignette per cui da buoni italiani il tratto autostradale magiaro va ad ufo. Del resto nessuno ci ha chiesto nulla… e se lo ha fatto non si capiva.
Visto che ci si avvicinava ai 900 km di tappa di trasferimento e che il tempo minacciava brutto cosa meglio che una pausa nell’amata Syofok, ameno luogo di diversi anni di vacanza solo o con i vari Cicì, Ambros ecc. Giunti sul luogo verso le 18 del la tarda era un attimo trovare una sistemazione alla pensione Venus in attesa di esplorare le novità del paese. Novità che si manifestano subito con la via centrale adibita a zona pedonale che ci costringe a circumnavigare la zona per parcheggiare, per il resto la passeggiata pre-cena evidenzia come almeno un paio di troiai siano stati ignobilmente chiusi, il mio amato Club94 e quello d’angolo stazione dove al suo posto si erge un improbabile Museo degli orrori! Non c’è più religione… meno male che resiste l’Amour bar sul lungolago.
Dopo aver fatto scarpinare non poco i miei compagni di avventura per guadagnarsi il cibo serale ad un pseudo ristorante italiano ci si concede un’ultima cena pseudo-latina, giusto in tempo per assistere all’arrivo di un bel temporale che ci costringe a fuggire sotto l’acqua verso il Venus dove arriviamo bagnati come pulcini. Il duo A&C coglie l’occasione per il meritato riposo sfruttando il fresco mentre il sottoscritto, dopo la fine della Supercoppa ungherese tra Debrecen e Honved vinta ai rigori dai budapestesi, si concede una nuova scorribanda quanto meno per vedere in stazione l’esistenza di treni verso Debrecen o bus verso tale destinazione visto che la seconda tornata magiara prevede proprio tale destinazione per l’U20 a metà agosto. Ovviamente bus station chiuso fino alle 5 di mattina e stazione che da ben poche soddisfazioni, si deve proprio andare a Budapest volenti o nolenti per raggiungere Debrecen… (ndr.: a seguito di ciò il 15 agosto Milano-Vienna notturno, poi Vienna–Budapest e Budapest-Debrecen, dalle 9 di sera a Milano alle 5 del pomeriggio del giorno dopo...).
Giove pluvio però non aveva terminato il suo lavoro e sotto un nuovo temporale non restava che rientrare nei regali appartamenti in attesa della pronta ripartenza del giorno dopo. Era così con buona lena che il mattino dopo si ripartiva dopo un’ottima colazione (spettacolo la camerierina…) per gli ultimi chilometri, vale  a dire il tragitto Syofok-Budapest (circa 130 km) e a seguire Budapet-Miskolc (circa 180 Km). Sempre furbescamente privi della vigneta (li una t sola) il prode Carletto ci guida nella Puszla fino alla capitale magiara che piace talmento tanto da ignorare la deviazione per la Slovacchia (MIskolc è quasi al confine) e finirci in mezzo. Raggiunto più o meno il viale Mc Mahon di Pest il navigatore Ambros si (e ci) convince che è meglio tornare indietro. Come dei Muppets intristiti in effetti conveniamo che è il caso di farlo ed a ritroso reimbocchiamo l’autostrada fino al famigerato bivio per la Slovacchia. Appena imboccata la retta via ecco il traffico della capitale magiara, anche li lavori e strada che diventa ad una sola corsia con un tot di camion/tir di variegata provenienza con preferenza ad Ucraini, Russi, Rumeni e naturalmente Slovacchi. Come non bastasse il fondo stradale è un pianto tanto che ci fermiamo perfino a vedere se fossimo incorsi in una foratura o qualcosa di simile visto che c’erano strani rumori e che la macchina tirava a destra. Per fortuna nessun problema e meno male visto che l’autista nemmeno sapeva dove fosse il cric!
Esaurita comunque la lunga circumnavigazione di Budapest con il dubbio dell’errore di strada un primo agognato cartello con la scritta Miskolc ci è apparso come un oasi nel deserto: incredibilmente eravamo sulla strada giusta! Dopo aver ringraziato il Santo protettore degli errabondi a vanvera ci aspettavano gli ultimi 150 km di percorso che ormai ci apparivano come una vera inezia con l’autostrada che cominciava anche a svuotarsi tanto che oltre  a qualche camion c’eravamo solo noi e… papà, mamma (alias Trerè ex giocatrice di Faenza come sua sorella)  e sorellina Vespignani che incrociamo a poco dall’arrivo.
Ormai il più era fatto ma trovare i due Panzio non sembrava facilissimo. Il primo dalle mappe pareva il mio e si presentava sulla M3 (la via principale), In effetti il Levay Utka lo incrociamo abbastanza presto e sull’angolo ecco erigersi il mio bel Fekete Panzio. Estasiato scarico il mio zaino ed entro. Mi accoglie una tipa che in perfetto ungherese mi chiede cosa io voglia, non mi resta che spiegargli che devo stare li una decina di giorni. La tipa non capisce nulla e fa un numero di telefono, mi passa l’apparecchio ed in inglese mi tocca spiegarmi con un tizio di un’agenzia. Ovviamente quando parlano svelto non capisco una sverza ma col mio inglese scolastico alla fine ottengo la cameretta al primo piano. E’ la numero 1 con vista sulla strada. In pratica un abbaino con un bel letto matrimoniale. La sciura mi fa capire che devo stare li. Va beh, a parte il tetto spiovente a prova di craniate c’è perfino il cesso, una tv ed una pseudo-doccia, Per 29 euro a notte ci stiamo e poi la tipa che fa i mestieri c’aveva due belle tette seppure un po' abbondante col resto…
Svuotato lo zaino, beh l’armadio non era previsto nei miei 2 metri quadri ma una specie di libreria andava benissimo per appoggiare magliette, braghette & C, ero già pronto e pimpante per la ricerca delle due palestre, il primo impegno italico era in serata contro la solita Spagna alle 20 e 30 nell’area universitaria che avevo adocchiato entrando in città. Il tempo di chiamare il duo A&C che si presentavano pronti ed affamati a raccattarmi, si partiva a cercare cibo e palestra. Da quanto capito la zona universitaria era sita verso la frazione “Tapioca” e di li ci siamo diretti. Dopo una falsa escursione verso un’altra frazione di Miskolc in collina torniamo sui nostri passi ed un edificio che può essere solo una palestra si presenta ai nostri occhi. Altra curva a destra e dopo il Lidle ecco l’ingresso nel centro sportivo di fronte alle camerate universitarie. Al nostro ingresso stanno giocando Croazia e Inghilterra abbastanza vicine nel punteggio ma le sorelline minori di Misura ci mettono poco nel finale a portare a casa i due punti. Con loro due in girone anche Francia e Cekia, squadre che tra l’altro siamo destinati ad incrociare nella seconda fase almeno per leprime tre classificate.
Il problema impellente però era il cibo prima che Ambros ci mordesse una mano, motivo per cui a caccia di un qualcosa di commestibile. DI fronte al centro sportivo ecco la casa di accoglienza universitaria dove alloggiavano tutte le squadre ed il baretto di competenza. Entriamo ma la tipa ci fredda: niente fiorni niente cibo e noi fiorini zero. A questo punto punto non restava che cercare un bancomat od un exchange. La cosa migliore era tornare nella frazione vista testè (anche perché anche il Lidle prendeva solo fiorini), detto fatto ed eccoci li, solito parcheggio a vanvera di Carletto con Ambros a presidiare. Troviamo una banca aperta e ci infiliamo per il change in fiorint, nemmeno il tempo di contare la nuova valuta che un affannato Ambros ci dice di spostare la macchina, i vigli urbani erano già al lavoro! Hanno avuto pietà e ci hanno cortesemente cacciato via, il buon Carletto gira la macchina e la parcheggia dal lato opposto della strada di fronte ad un qualcosa che pareva un bar, peccato che di cibo nemmeno l’ombra, A piedi attraversiamo per entrare in un’altra bettola ma solo da bere, non ci restava che tornare al bar dell’universtà. Detto fatto e ci ripresentiamo dalla sciura, stavolta tronfi e pieni di fiorini, la dispensa è quel che è ma almeno un hot dog con un toast lo portiamo a casa (anzi a pancia) in attesa di una cena migliore dopo la gara con le iberiche. Con una decina di euro mangiamo in tre e possiamo così tornare a scrutare la situazione in palestra.
Rientriamo così per il finale di Francia-Cekia in cui le ceke dal punto a punto si intalpano improvvisamente nel secondo tempo ed incassano 20 punti in un amen concedendo i primi due punti alle blues d’oltralpe che agganciano così al comando del girone la Croazia, del resto con mamme e sorelle così ne hanno ben donde.







(Oh questa non riesco a toglierla sul blogspot...)


A seguire in campo le altre due del nostro girone: Germania ed Olanda. Le orange sembrano belle toste,  soprattutto la lunga Emese Hof pare un bell’osso da rodere, le neopromosse tedesche invece hanno un po’ dell’armata brancaleone ed affondano miseramente. Prendiamo nota dei due punti facili per le nipotine di Van Basten: 64 a 38 il finale. Ed a seguire, così a freddo Italia-Spagna.
Come saprete le iberiche sono la nostra croce e delizia, croce quando perdiamo (purtroppo capita spesso) e delizia quando (raramente si vince). Sono anni che ci sbattiamo il muso contro e, recentemente, è un ottimo segno in quanto vuol dire aver scalato terreno nelle gerarchie europee. Anche se le ultime disfide portano principalmente il marchio 92/93 con una lunga serie iniziata a Katowice (argento e sconfitta in finale dopo essere partiti sopra 27 a 9), passata per il 5° posto di Napoli, vendicata a Poprad nel 2010 con la vttoria che è valsa l’oro in finale e rimarcata dal primo posto spagnolo di Cagliari con le nostre comunque sul podio a godersi un ottimo bronzo precedute dal Belgio. Non c’è che dire la sfida con le cugine ha sempre un gran fascino.
Stavolta ci si presenta con le due squadre completate di nuovi elementi, diverse le new entry rispetto a Cagliari. Medina e Salvadores le 97 per le iberiche mentre noi al poker Kacerik, Zandalasini, Tagliamento e Vitari per scelta tecnica affianchiamo altre otto 96 agli ordini di coach Bobby Richard (Roberto Riccardi da Vittuone, o meglio Magenta al secolo), per le avverse in panca il “baffetto maledetto” dell’agitato Evaristo Perez. Aperta e chiusa parentesi sui vari coach: noti la ungherese Kovacs, l’agitato similmannis belga Diels (presente con la bimba e la bella moglie ed ex sua assistente), il francese Guppillotte chiamato per comodità “le Galoppier” (come il colle di prima categora del tour) e soprattutto la coach slovacca Zuzana Burgolova da Bystrika conosciuta in quel di Poprad quando si giocò in casa sua nel 2010. Un paio d’altri già visti ma molte facce nuove.
 Bando alle ciancie si parte con Vespignani, Beretta, Kacerik, Zandalasini e Vitari per noi opposte a Romeu, Molinuevo, Quevedo, Conde e Flores. Come da pronostico la gara fila via sul binario dell’equilibrio, le nostre giocano con grande attenzione difensiva e le avversarie faticano non poco a trovare sbocchi e tiri facili. Non ci vuole molto a riconoscere i meccanismi di gioco del Bobby Richards già miracoloso in quel della B1 di Vittuone, solo che qui girandosi verso la panca ha un bel po di materiale umano per tenere alti i suoi ritmi. In effetti il Bobby ricorre a cambi frequenti e la squadre morde in difesa anche se a dire il vero a parte Salvadores le spagnole paiono proprio in difficoltà a segnare dal perimetro. Il nostro basket comunque paga parecchio, recuperiamo diversi palloni (Kacerik super) e li capitalizziamo anche tanto che il 16 a 12 del primo periodo ci sta decisamente stretto.
La Spagna sembra migliorare un po' nel secondo quarto ma noi non cediamo una virgola anche se caliamo in precisione tanto da venire agguantati e trovarci a chiudere sopra di 5 all’intervallo grazie ad un paio di spunti nel finale, comunque sia teniamo a quota 23 le avversarie che, come detto, appaiono decisamente poco pericolose al tiro da fuori, beninteso anche per merito della nostra difesa davvero asfissiante.
Il buon lavoro difensivo viene a volte vanificato dalle amnesie a rimbalzo, ma si sa che da sempre i centimetri sono il nostro punto debole, Zandalasini da una mano e Vitari fa il suo così come Cordola quando chiamata in causa ma la statura non si può comprare alla vicina Lidle… morale un terzo periodo molto simile al secondo si chiude con il minimo vantaggio spagnolo (13-11) ma noi siamo sul pezzo e la sola a darci fastidio è Salvadores che ci buca tre o quattro volte nei pressi dei 6.75. Per le sue compagne è notte fonda.
Il vero capolavoro italico però è nell’ultimo quarto dove oltre alla difesa anche l’attacco prende a girare a mille, Kacerik-Zandalasini-Tagliamento diventano immarcabili e la Spagna crolla di schianto provando a forzare tiri che la squadra non ha nel dna.  Un quarto monstre si chiude sul 28 a 12 per noi che ci fa volare sul 67 a 48 finale anche un po troppo generoso nei nostri confronti ma rifilare un tale pagotto alla squadra normalmente favorita ci manda in estasi e ci da una grossa fiducia nei nostri mezzi. Kacerik chiude a quota 16 seguita a 13 da Tagliamento e a 12 da Zandalasini ma tutta la squadra da segnali importanti, chiunque abbia messo piede in campo ha fatto il suo e questo nell’economia del gioco riccardiano è fondamentale. Una Spagna davvero deludente si può consolare solo con i 16 punti finali di Salvadores.






Gran festa anche nel post gara e scambi di cinque con lo staff (ritrovo il mio amato pop radiano Persichelli come accompagnatore oltre a Militello) e le famiglie al seguito che annoverano (per il momento) in ordine alfabetico i Cordola da Carmagnola (babbo mamma e sorella), mamma e sorella Kacerik da Milano, i Landi da Bologna (papà presidente dello stesso Bologna di A2, mamma e sorella), i Russo da Roma (mamma e papà consigliere di lega B con tanto di magliette celebrative) ed i Vespignani da Cervia (papà tifoso romanista, mamma Trerè come detto ex Faenza e la scatenata sorellina). Tutti belli entusiasti della partita vista dopo i saluti, i convenevoli ed i complimenti a tutto lo staff ci si ritrovava a cercar cibo essendo giunte quasi le 11 di sera. Dopo aver adottato le due Kacerik eccoci dirigersi verso il centro alla ricerca di un locale. Impresa ardua però, la Dolce vita ci rimbalza, il centro è deserto e dopo un girovagare di circa mezz’ora, giunti alla disperazione il mio occhio lungo vede tre tipe con un kebab in mano. Speranzoso cerco di chiedere dove l’avessero preso e per tutta risposta vengo scambiato per un’assatanato di turno con l’intenzione di farsi le tre tipe, dopo un bel “tanto non vi tromba nessuno” vengo bypassato da sorella Kacerik che in inglese riesce a farsi dare la dritta giusta mentre una delle tipe un po' imbarazzate sgrida la compagna in ungherese. Per una volta che non cercavo di broccolare ma avevo solo fame…
Comunque le spiegazioni funzionano e la serata termina con un Kebab a testa con patatine, figuratevi il duo Ambros/Carletto che felicità, non han voluto nemmeno il dolcetto arabo… ma chissenefrega avevamo dato 20 alla Spagna, fosse stato per me campavo d’aria! Tanto che il tratto centro-Panzio Fekete me lo sono fatto a piedi per l’entusiasmo in un mortorio indescrivibile, ma mi serviva per cominciare ad esplorare il posto ed a rodare le passeggiate notturne come al solito in quei posti.
Giunto al mio Panzio dovevo far tesoro delle istruzioni per l’uso. In pratica l’entrata centrale era chiusa ed io dovevo passare dal cortile stando attendo col buio a centrare la serratura della porta di servizio. Entrato dalle cucine si accendeva miracolosamente la luce per non intopiccarsi nel gradino, si attraversava la hall (o presunta tale) ed a metà scala a chiocciola si accendeva miracolosamente un'altra luce che mi prortava al primo piano. Dopo il litigio con la serratura della porta della stanza si entrava nell’abbaino da 50 gradi farenhait, meno male che in due minuti aprendo le finestre l’aria tornava respirabile (un certo venticello proveniente dai Tatra c’era sempre alla sera) anche se il piano finestra pareva facilmente raggiungibile dall’esterno. Insomma si doveva scegliere tra caldo e ladri, visto che non c’era in giro un’anima forse era meglio tenere le finestre aperte… anche perché dal cesso saliva un odore non certo di mughetto, cosa che spiegava la presenza di un deodorante a spruzzo all’aroma dei frutti di bosco. Ma chissenefregava avevamo dato venti alla Spagna e tutto era relativo. Fu una gran bella notte anche se la cameriera dalle grandi tette era già andata via.
A tale proposito le maestranze avevano già capito tutto: non si rompeva i maroni prima di mezzogiorno al sottoscritto! Detto fatto e con la dovuta calma olimpica verso le 11 ho riaperto gli occhietti mentre l’agenzia A&C passava la mattinata a cercare l’altra palestra (o meglio palazzetto). Palazzetto che era talmente grosso che l’han trovato dopo una mattina di peregrinaggio… dalla parte opposta di dove lo cercavano quando in pratica in linea d’aria era a 300 metri dal mio Panzio e 500 dal loro. Comunque sia la tronfia telefonata di Ambros certificava il ritrovamento e la fame impellente in zona mezzodi.
Insomma dopo la University Sport Hall Arena della sera prima alle 16 ce la si giocava con la Germania alla Generali (si le assicurazioni) Arena, motivo per cui si faceva in tempo a sgranocchiare qualcosa presso il centro commerciale che aveva attirato la famelica attenzione di Ambros vista la presenza di un Mc Donald, una pseudo pizzeria ed un negozio di specialità italiane.
Ovviamente il cibo spuntato non è che avesse molto di italico ma le gnocche in giro per il centro commerciale facevano dimenticare anche il palato. Finito il lauto pasto ci si poteva recare alla Generali Arena in tempo per Croazia-Francia che le transalpine portavano a casa non senza soffrire visto che le “misurine” riuscivano a tener botta per arrendersi solo di due punti nel finale. A questo punto vista la consistenza inglese, e per la gioia di una delle mamme (Combes per l’esattezza) presente con l’altra figlia, le bleus avevano già  acchiappato quota 4 punti per la seconda fase.
Prima della nostra partita prevista a seguire abbiamo avuto il tempo di apprezzare l’impianto sia esternamente





che internamente,





il bar con i paponi svedesi e ceki a far festa visto l’euro di costo scarso per mezzo litro di birra e tutto quanto stava intorno. In pratica sul fianco si ergeva un palazzo del ghiaccio, una palestra di pesi faceva da comunicazione tra i due impianti ed un parchetto con tanto di cimitero allegato riempiva la cartolina. Cimitero che aveva qualcosa di familiare, in effetti attraversandolo arrivavo al mio Panzio in meno di 8 minuti. Bella lì…
Tornando a bomba eccoci impegnati con la Germania, oddio impegnati è una parola grossa, dopo un primo tempo in scioltezza (13 a 6) usciamo di prepotenza nel secondo dove piazziamo un 20 a 9 e ci portiamo quasi sul +20 all’intervallo. Nella ripresa diventamo devastanti trovando anche da chi parte solitamente di rincorsa punti preziosi (Russo ne fa 15) andando a completare il solito lavoro difensivo ed i punti delle solite Zandalasini e Tagliamento. Finisce 73 a 38 una gara senza storia, ma a  differenza della Francia i nostri altri due punti ce li dovremo giocare con l’Olanda la sera seguente alla solita Università.




Olanda che scende in campo dopo noi contro la Spagna. Iberiche ancora sotto choc per la gara contro di noi ma non risulta comunque facile affrontare le orange, sono una discreta squadra, molto tignosa e soprattutto con la Hof davvero diffcile da limitare fisicamente anche perché sa farsi valere sotto canestro ed ama partire da lontano disponendo di un fisico massiccio. Nel primo periodo le spagnole vedono i sorci verdi e lo chiudono sul 6 a 14, confermano l’impressione di non metterla mai dal perimetro e anche la brava Salvadores non pare in giornata. Buon per il baffuto coach che le sue si ripijino un attimo nel secondo quarto ma è solo per un paio di puttanate altrui che si ritrovano all’intervallo sotto di 1 solo punto: 22 a 21. Segno che le iberiche non sembrano proprio una squadra con molti punti nelle mani.
Il coach ispanico prova ad affidarsi alla panca ad inizio ripresa, lo premia Orts (è giusto così, non manca la i) che trascina le sue aiutata da un paio di colpi battuti dalla solita Salvadores (della patria…), mentre le altre piccole palesano imprecisioni al tiro abbastanza inquietanti, a partire da Capella che, come potete ben immaginare se non entra in tiro è un problema grosso…Comunque sia finalmente la Spagna piazza un periodo decente (anche per il calo orange) e con un parziale di 21 a 9 rimette le cose a posto. Pare finita a fine terzo ma le olandesi sono gnucche, hanno ancora la forza di tornare sotto e per le spagnolette c’è da soffrire per portare a casa i primi due punti, vista anche la percentuale al tiro (16 su 65) tutt’altro che accettabile. A fine partita mi convinco sempre più di avere di fronte la Spagna con meno talento offensivo della storia (Ndr.: un esperto come vedremo…).
La seguente Cekia-Inghilterra la bypassiamo d’autorità (finirà 65 a 48) avendo ormai capito che in quel posto o ti presenti in un qualche Etterem (ristorante) verso le 21 oppure non mangi. Ovviamente col duo A&C è meglio presentarsi per tempo. Luogo prescelto il Panzio Dolce Vita dove un sedicente piatto di Spaghetti al Formaggio (non ben identificato quale) almeno da un sapore di qualcosa di commestibile in attesa di provare una pizza che pareva invogliante. Finita la cena era il turno della solita passeggiata in centro, peccato che alle 23 sembrava scattare il coprifuoco, era venerdì ma sembrava un qualsisi lunedì a Sesto San Giovanni zona Acciaierie Falck, manco li cani… non restava che andare sulla via del tramonto e scoprire che il cimitero locale si estendeva anche sul lato opposto della strada, che allegria…
Dopo i soliti armeggiamenti con le chiavi ed il televisore e dopo aver fatto scendere di almeno 20 gradi la temperatura della camera potevo andarmene a nanna con 4 punti in classifica in attesa dell’ultima gara del girone con le olandesi.
Il risveglio del sabato era da sogno. Apro le finestre del mio abbaino e mi vedo una gnocca a bordo strada sotto la mia camera sufficientemente discinta. Ullamadonna consegna a domicilio! Osservo un po' e vedo che resta li ad ammiccare a chi passa, urca. Visto che dopo 10 minuti era ancora li decido di indagare, faccio la mia bella doccia e scendo con curiosità, non la vedo più in strada ma in compenso dentro la casetta di fianco, penso che sia un bordello e spio internamente, non era mica un negozio di parrucchiere e manicure… ma va a da via i ciapp! Intristito vado verso il centro a curiosare per cercare qualcosa per la colazione, passato lo speedway (pure quello) ed il bi-cimitero trovo l’ortolano all’angolo. Beh non un negozio, un banchetto. La scelta era varia, o pesche o angurie, visto che non possedevo coltelli facciamo pesche, un chilo credo 50 centesimi al cambio e con tanto di ricevuta fiscale! Monti deve essere passato anche da Miskolc, soddisfatto torno in camera per lo spuntino ed il trillo ai compari che immaginavo già affamati. In effetti lo erano e fu un attimo optare per il pranzo alla Dolce vita anche perché dovevo provare la pizza 4 stagioni che avrebbe dovuto bastare fino a notte visto che l’unico richiamo culinario sarebbe stato il toast del bar dell’università prima della nostra partita.
Devo ammettere che tutto sommato la 4 stagioni non era male e per non farsene di male abbiamo pensato bene di fermarci alla Generali Arena dove evoluivano prima Svezia e Turchia (decisiva perchè entrambe a zero) e poi Slovacchia-Russia. Svezia e Turchia erano in girone con Ungheria e Belgio e le avevano perse entrambe per cui la vincente sarebbe andata avanti e la perdente agli spareggi, alla fine la spuntano le svedesi di una decina con i paponi gialloblu felici a svuotare le riserve di birra del palazzetto. Poi il Belgio ne darà una ventina alle padrone di casa vincendo il girone e girando a quota 4. Stesso punteggio acquisito per le russe che rifilano un trentello alla mia amica Zuzana che comunque si presenta con una squadra infarcita di 97. Zuzana poi si può consolare perché la Grecia batte la Serbia e per l’avulsa condanna le ex-jugoslave alla poule salvezza. Morale l’accorpamento di questi gironi vede giocarsi 4 posti utili per i quarti Belgio, Russia, Ungheria, Slovacchia, Grecia e Svezia.
Finito il tempo alla Generali ci si trasferisce all’università. La Francia ha massacrato l’Inghilterra come da pronistico, la Cekia trova due punti per la seconda fase battendo di poco la Croazia e la Spagna finisce di matare le povere tedesche anche se non va oltre il ventello. Prima della fine della gara ci trasferiamo per il toast al baretto quanto meno per placare i morsi previsti della fame, comunque per le 20 e 25 ci presentiamo puntuali sulle gradinate con un temperatura da serra, ma io dico non sarebbe obblogatoria l’aria condizionata? Se non per noi pubblico per le ragazze. In effetti è così e l’aria condizionata c’è, per esserci c’è, peccato sia spenta e in quel forno ci sia da scoppiare.
Ma nonostante tutto la tensione della gara ci prende, ormai sappiamo renderci conto di quando le cose non sono semplici, oltretutto oltre a Lorenzin in recupero ci ritroviamo anche Cabrini con un braccio al collo per una cosa che non si è capita (probabile botta con le crucche). L’inizio è comunque incoraggiante e prendiamo un buon margine ma le olandesi sono sornione e non si fanno intimorire. Dopo un primo tempo chiuso sul 16 a 12 cominciamo a faticare a trovare il canestro. Loro riempiono bene l’area e noi padelliamo abbastanza dalla distanza cominciando a far vedere preoccupanti cozzi contro la difesa avversaria con tanto di palle buttate malamente nel cesso. L’intervallo però ci premia ancora: 29 a 23 ma si capisce che sarà mooolto dura.
In effetti il secondo tempo vede infuriare la battaglia, forziamo parecchio e mostriamo imprecisioni impensate, il duo Vos-Kuijt ci fa soffrire e concediamo ad Hof & C. troppi rimbalzi. Il duo Cornola-Vitari fa fatica ad imporsi e non basta Zandalasini ad aiutare, Zandalasini che da parte sua non trova certo la sua miglior serata al tiro (chiuderà 4 su 17) ma anche Tagiamento (3 su 11) e Kacerik (4 su 10) non scherzano. La baracca la tiene su Beretta (4 su 6) ma le troppe palle perse malamente ci penalizzano un casino sommate al fatto che troppe entrate a testa bassa si infrangono contro il muro orange. Pian piano le avversarie si avvicinano, fanno loro il terzo quarto (14-11) e nell’ultimo sfruttano il nostro black-out totale per agganciarci. I minuti finali sono al cardiopalma, abbiamo la palla per impattare ma Kacerik si schianta per l’ennesima volta contro la difesa (vedi clip), Zandalasini sulla sirena può addirittura vincere ma la tripla da poco oltre metà campo va sul ferro (abbiamo un filmato). E’ sconfitta e sono due punti malamente buttati che ci lanciano nel secondo girone appaiati a Spagna, Olanda e Cekia a quota due dietro alla Francia con 4, ultima la Croazia a quota zero. Un vero peccato, soprattutto per il buon Persichelli reduce da 11 vittorie consecutive come accompagnatore dopo le 9 di fila di Poprad.








Insomma una sconfitta che non ci voleva anche se non pregiudica nulla se non una partenza nella seconda fase più rilassata in quanto a quota 4 con una vittoria su tre gare si sarebbe già certi nelle quattro. Un po' intristiti si torna ai patri lidi per il sabato sera che però non è diverso dal venerdì, altro mortorio ed il giretto serale in centro non rappresenta nulla se non una domanda: ma qui faranno mai qualcosa? E dove si caccia la gente? Sul viale del tramonto una sola curiosità: il mio baldacchino della frutta nella notte è presidiato, un poveretto resta a dormire sul posto onde evitare furti. Finche è estate va bene ma d’inverno? E non credo che da ste parti faccia così caldo con i Tatra a soffiare verso la pianura…
Comunque sia si era giunti alla fine della prima fase con un bilancio positivo, in attesa della seconda ci si poteva svagare un po con il giorno di riposo. Visto l’andazzo la scelta domenicale era: Topolca! Un nome simile incuriosiva…

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