L’ARGENTO VIVO DI MISKOLC
Come ogni estate terminati gli impegni con i vari campionati
regionalnazionali ed i tornei estivi (Borgonovo, Binzago ecc,) arriva il turno
delle nazionali giovanili, vera opportunità per tornare a rimirare siti esotici
da sempre meta di escursioni fuori porta.
Per l’estate 2012 le mete scelte dalla Fiba erano le
seguenti:
U16 a Miskolc (Ungheria)
U18 a Bucarest (Romania) dopo aver inizialmente optato per
Tomisoara
U20 a Debrecen (Ungheria) distante ben 98 km dalla suddetta Miskolc
U17 mondiali ad Amsterdam (Olanda)
Essendo ormai l’Italia in un discreto crescendo a livello
europeo i vari gruppi B e C li possiamo archiviare come mera curiosità per
sapere chi nell’anno seguente ci dovremo cuccare come avversari, cosicchè per
il primo impegno programmato din quel di Miskolc la curiosità veniva placata
con la partecipazione di Inghilterra e Germania che facevano compagnia ad un
parco partecipanti assai competitivo con diverse reduci da Cagliari 2011
relativamente all’annata 1996.
Ovviamente così anche per l’Italia che poteva presentare lo
zoccolo duro di marca Sesto con il duo Zandalasini-Kacerik (spalleggiato da
Beretta) e la brindisina Tagliamento. A differenza di Cagliari però si
preannunciavano rinforzi più corposi nelle altre selezionate visto che a parte
le tre sopra citate, Djedjamel, Penna ed Ercoli lo scorso anno faticammo assai
ad avere supporto dal secondo quintetto.
Verificata la bontà della spedizione e le ottime possibilità
di ben figurare reperita dopo un sondaggio tra i vari addetti ai lavori per
organizzare al meglio la trasferta ci si affidava all’agenzia di viaggio
A&C (Ambros & Carletto) che già da marzo si era intrippata per la
trasferta magiara.
In realtà la prima idea era doppietta Timisoara-Debrecen con
tanto di intervallo di una decina di giorni da trascorrere piacevolmente tra
Bacau ed il Balaton ma il disperdersi rumeno di gentili pulzelle non più
rintracciate dopo ammiccamenti milanesi e lo spostamento a Bucarest dell’U18
faceva propendere per la meta ungherese.
L’agenzia A&C si era già autosistemata nel centro
storico della città ma l’esaurimento di camere nel Panzio (pensione) “Dolce
Vita” costringeva il sottoscritto a cercare un ubicazione a destra e a manca.
Conoscendo i luoghi i 60-70 euro di camera singola a notte parevano uno
sproposito per cui un certosino lavoro su internet consentiva di trovare un
Fekete Panzio a 29 euro a notte che per dormire bastavano ed avanzavano anche
se dalla mappa la Levay utka pareva un po' fuori dal centro. Poco male perché
l’agenzia A&C si sarebbe presentata
munita di auto aziendale con la possibilità di offrire passaggi in caso di
bisogno.
Ed era proprio con la Carlettomobile che nella mattinata di
mercoledi 11 luglio si battezzava l’avventura magiara, la prospettiva non era
male: circa 1250
chilometri da percorrere passandi dalle varie Venezia,
Trieste, Lubiana, Maribor, Syofok, Budapest e dulcis in fundo l’agognata
Miskolc.
Diciamo che i primi 350 chilomteri circa in terra italica
non presentano particolari complicanze e si bypassano senza troppe sorprese, il
paesaggio comincia a cambiare oltre il confine sloveno di Sesana che appare
poco dopo la simpatica cittadina di Prosecco posta a testimonianza di una delle
nostre migliori tradizioni. In realtà al primo grill sloveno arriva subito una
gradita sorpresa: il diesel è a 1.32 euro e sarà così per tutta la percorrenza
autstradale (circa 350km). Autostrada che attira perfino le grazie del nostro
nocchiere che, a parte ogni tanto seguire le linee di mezzeria come il filo di
Arianna provocando le suonerie dei seguenti, pare godere assai il paesaggio ed
il relax della strada. In effetti l’autostrada si snoda tra colline ed alberi
non facendosi mancare quel verde che fa della Slovenia la Svizzera dell’est, e
non ci vuole molto a capire che i birbanti biancorossoblù attendono giusto
l’inizio della pianura per dire che la loro terra è finita ed inizia la
Magyarorsag. Da bravi italici sfruttiamo la nostra vignetta (15 euro per
percorrenza illimitata settimanale in autostrada) fino al confine che... in realtà
non c’è in quanto si entra in Ungheria quasi senza accorgersene tramite una
strana pseudo autostrada di una corsia e mezzo. In tre abbiamo cercato un punto
di dogana ma niente da fare, tutti dentro appassionatamente, e nemmeno un venditore
di vignette per cui da buoni italiani il tratto autostradale magiaro va ad ufo.
Del resto nessuno ci ha chiesto nulla… e se lo ha fatto non si capiva.
Visto che ci si avvicinava ai 900 km di tappa di
trasferimento e che il tempo minacciava brutto cosa meglio che una pausa
nell’amata Syofok, ameno luogo di diversi anni di vacanza solo o con i vari
Cicì, Ambros ecc. Giunti sul luogo verso le 18 del la tarda era un attimo
trovare una sistemazione alla pensione Venus in attesa di esplorare le novità
del paese. Novità che si manifestano subito con la via centrale adibita a zona
pedonale che ci costringe a circumnavigare la zona per parcheggiare, per il
resto la passeggiata pre-cena evidenzia come almeno un paio di troiai siano
stati ignobilmente chiusi, il mio amato Club94 e quello d’angolo stazione dove
al suo posto si erge un improbabile Museo degli orrori! Non c’è più religione…
meno male che resiste l’Amour bar sul lungolago.
Dopo aver fatto scarpinare non poco i miei compagni di
avventura per guadagnarsi il cibo serale ad un pseudo ristorante italiano ci si
concede un’ultima cena pseudo-latina, giusto in tempo per assistere all’arrivo
di un bel temporale che ci costringe a fuggire sotto l’acqua verso il Venus dove
arriviamo bagnati come pulcini. Il duo A&C coglie l’occasione per il
meritato riposo sfruttando il fresco mentre il sottoscritto, dopo la fine della
Supercoppa ungherese tra Debrecen e Honved vinta ai rigori dai budapestesi, si
concede una nuova scorribanda quanto meno per vedere in stazione l’esistenza di
treni verso Debrecen o bus verso tale destinazione visto che la seconda tornata
magiara prevede proprio tale destinazione per l’U20 a metà agosto. Ovviamente
bus station chiuso fino alle 5 di mattina e stazione che da ben poche soddisfazioni, si
deve proprio andare a Budapest volenti o nolenti per raggiungere Debrecen…
(ndr.: a seguito di ciò il 15 agosto Milano-Vienna notturno, poi Vienna–Budapest e Budapest-Debrecen, dalle 9 di sera a Milano alle 5 del pomeriggio
del giorno dopo...).
Giove pluvio però non aveva terminato il suo lavoro e sotto
un nuovo temporale non restava che rientrare nei regali appartamenti in attesa
della pronta ripartenza del giorno dopo. Era così con buona lena che il mattino
dopo si ripartiva dopo un’ottima colazione (spettacolo la camerierina…) per gli
ultimi chilometri, vale a dire il
tragitto Syofok-Budapest (circa 130
km ) e a seguire Budapet-Miskolc (circa 180 Km ). Sempre
furbescamente privi della vigneta (li una t sola) il prode Carletto ci guida
nella Puszla fino alla capitale magiara che piace talmento tanto da ignorare la
deviazione per la Slovacchia (MIskolc è quasi al confine) e finirci in mezzo. Raggiunto più o meno il viale Mc Mahon di Pest il navigatore Ambros si (e ci)
convince che è meglio tornare indietro. Come dei Muppets intristiti in effetti
conveniamo che è il caso di farlo ed a ritroso reimbocchiamo l’autostrada fino
al famigerato bivio per la Slovacchia. Appena imboccata la retta via ecco il
traffico della capitale magiara, anche li lavori e strada che diventa ad una sola
corsia con un tot di camion/tir di variegata provenienza con preferenza ad
Ucraini, Russi, Rumeni e naturalmente Slovacchi. Come non bastasse il fondo
stradale è un pianto tanto che ci fermiamo perfino a vedere se fossimo incorsi
in una foratura o qualcosa di simile visto che c’erano strani rumori e che la
macchina tirava a destra. Per fortuna nessun problema e meno male visto che
l’autista nemmeno sapeva dove fosse il cric!
Esaurita comunque la lunga circumnavigazione di Budapest con
il dubbio dell’errore di strada un primo agognato cartello con la scritta
Miskolc ci è apparso come un oasi nel deserto: incredibilmente eravamo sulla
strada giusta! Dopo aver ringraziato il Santo protettore degli errabondi a
vanvera ci aspettavano gli ultimi 150 km di percorso che ormai ci apparivano come
una vera inezia con l’autostrada che cominciava anche a svuotarsi tanto che
oltre a qualche camion c’eravamo solo
noi e… papà, mamma (alias Trerè ex giocatrice di Faenza come sua sorella) e sorellina Vespignani che incrociamo a poco
dall’arrivo.
Ormai il più era fatto ma trovare i due Panzio non sembrava
facilissimo. Il primo dalle mappe pareva il mio e si presentava sulla M3 (la
via principale), In effetti il Levay Utka lo incrociamo abbastanza presto e
sull’angolo ecco erigersi il mio bel Fekete Panzio. Estasiato scarico il mio
zaino ed entro. Mi accoglie una tipa che in perfetto ungherese mi chiede cosa
io voglia, non mi resta che spiegargli che devo stare li una decina di giorni. La
tipa non capisce nulla e fa un numero di telefono, mi passa l’apparecchio ed in
inglese mi tocca spiegarmi con un tizio di un’agenzia. Ovviamente quando
parlano svelto non capisco una sverza ma col mio inglese scolastico alla fine
ottengo la cameretta al primo piano. E’ la numero 1 con vista sulla strada. In
pratica un abbaino con un bel letto matrimoniale. La sciura mi fa capire che
devo stare li. Va beh, a parte il tetto spiovente a prova di craniate c’è
perfino il cesso, una tv ed una pseudo-doccia, Per 29 euro a notte ci stiamo e
poi la tipa che fa i mestieri c’aveva due belle tette seppure un po' abbondante
col resto…
Svuotato lo zaino, beh l’armadio non era previsto nei miei 2 metri quadri ma una
specie di libreria andava benissimo per appoggiare magliette, braghette &
C, ero già pronto e pimpante per la ricerca delle due palestre, il primo
impegno italico era in serata contro la solita Spagna alle 20 e 30 nell’area
universitaria che avevo adocchiato entrando in città. Il tempo di chiamare il
duo A&C che si presentavano pronti ed affamati a raccattarmi, si partiva a
cercare cibo e palestra. Da quanto capito la zona universitaria era sita verso
la frazione “Tapioca” e di li ci siamo diretti. Dopo una falsa escursione verso
un’altra frazione di Miskolc in collina torniamo sui nostri passi ed un
edificio che può essere solo una palestra si presenta ai nostri occhi. Altra
curva a destra e dopo il Lidle ecco l’ingresso nel centro sportivo di fronte
alle camerate universitarie. Al nostro ingresso stanno giocando Croazia e
Inghilterra abbastanza vicine nel punteggio ma le sorelline minori di Misura ci
mettono poco nel finale a portare a casa i due punti. Con loro due in girone anche Francia e Cekia, squadre che tra l’altro siamo destinati ad
incrociare nella seconda fase almeno per leprime tre classificate.
Il problema impellente però era il cibo prima che Ambros ci
mordesse una mano, motivo per cui a caccia di un qualcosa di commestibile. DI
fronte al centro sportivo ecco la casa di accoglienza universitaria dove alloggiavano tutte le
squadre ed il baretto di competenza. Entriamo ma la tipa ci fredda: niente fiorni
niente cibo e noi fiorini zero. A questo punto punto non restava che cercare un bancomat od
un exchange. La cosa migliore era tornare nella frazione vista testè (anche
perché anche il Lidle prendeva solo fiorini), detto fatto ed eccoci li, solito
parcheggio a vanvera di Carletto con Ambros a presidiare. Troviamo una banca
aperta e ci infiliamo per il change in fiorint, nemmeno il tempo di contare la
nuova valuta che un affannato Ambros ci dice di spostare la macchina, i vigli
urbani erano già al lavoro! Hanno avuto pietà e ci hanno cortesemente cacciato
via, il buon Carletto gira la macchina e la parcheggia dal lato opposto della
strada di fronte ad un qualcosa che pareva un bar, peccato che di cibo nemmeno
l’ombra, A piedi attraversiamo per entrare in un’altra bettola ma solo da bere,
non ci restava che tornare al bar dell’universtà. Detto fatto e ci
ripresentiamo dalla sciura, stavolta tronfi e pieni di fiorini, la dispensa è
quel che è ma almeno un hot dog con un toast lo portiamo a casa (anzi a pancia)
in attesa di una cena migliore dopo la gara con le iberiche. Con una decina di
euro mangiamo in tre e possiamo così tornare a scrutare la situazione in
palestra.
Rientriamo così per il finale di Francia-Cekia in cui le
ceke dal punto a punto si intalpano improvvisamente nel secondo tempo ed
incassano 20 punti in un amen concedendo i primi due punti alle blues
d’oltralpe che agganciano così al comando del girone la Croazia, del resto con
mamme e sorelle così ne hanno ben donde.
A seguire in campo le altre due del nostro girone: Germania
ed Olanda. Le orange sembrano belle toste,
soprattutto la lunga Emese Hof pare un bell’osso da rodere, le
neopromosse tedesche invece hanno un po’ dell’armata brancaleone ed affondano
miseramente. Prendiamo nota dei due punti facili per le nipotine di Van Basten:
64 a 38
il finale. Ed a seguire, così a freddo Italia-Spagna.
Come saprete le iberiche sono la nostra croce e delizia,
croce quando perdiamo (purtroppo capita spesso) e delizia quando (raramente si
vince). Sono anni che ci sbattiamo il muso contro e, recentemente, è un ottimo
segno in quanto vuol dire aver scalato terreno nelle gerarchie europee. Anche
se le ultime disfide portano principalmente il marchio 92/93 con una lunga
serie iniziata a Katowice (argento e sconfitta in finale dopo essere partiti
sopra 27 a
9), passata per il 5° posto di Napoli, vendicata a Poprad nel 2010 con la
vttoria che è valsa l’oro in finale e rimarcata dal primo posto spagnolo di
Cagliari con le nostre comunque sul podio a godersi un ottimo bronzo precedute
dal Belgio. Non c’è che dire la sfida con le cugine ha sempre un gran fascino.
Stavolta ci si presenta con le due squadre completate di
nuovi elementi, diverse le new entry rispetto a Cagliari. Medina e Salvadores
le 97 per le iberiche mentre noi al poker Kacerik, Zandalasini, Tagliamento e
Vitari per scelta tecnica affianchiamo altre otto 96 agli ordini di coach Bobby
Richard (Roberto Riccardi da Vittuone, o meglio Magenta al secolo), per le
avverse in panca il “baffetto maledetto” dell’agitato Evaristo Perez. Aperta e
chiusa parentesi sui vari coach: noti la ungherese Kovacs, l’agitato
similmannis belga Diels (presente con la bimba e la bella moglie ed ex sua
assistente), il francese Guppillotte chiamato per comodità “le Galoppier” (come
il colle di prima categora del tour) e soprattutto la coach slovacca Zuzana
Burgolova da Bystrika conosciuta in quel di Poprad quando si giocò in casa sua
nel 2010. Un paio d’altri già visti ma molte facce nuove.
La Spagna sembra migliorare un po' nel secondo quarto ma noi
non cediamo una virgola anche se caliamo in precisione tanto da venire
agguantati e trovarci a chiudere sopra di 5 all’intervallo grazie ad un paio di
spunti nel finale, comunque sia teniamo a quota 23 le avversarie che, come
detto, appaiono decisamente poco pericolose al tiro da fuori, beninteso anche
per merito della nostra difesa davvero asfissiante.
Il buon lavoro difensivo viene a volte vanificato dalle
amnesie a rimbalzo, ma si sa che da sempre i centimetri sono il nostro punto
debole, Zandalasini da una mano e Vitari fa il suo così come Cordola quando
chiamata in causa ma la statura non si può comprare alla vicina Lidle… morale
un terzo periodo molto simile al secondo si chiude con il minimo vantaggio
spagnolo (13-11) ma noi siamo sul pezzo e la sola a darci fastidio è Salvadores
che ci buca tre o quattro volte nei pressi dei 6.75. Per le sue compagne è
notte fonda.
Il vero capolavoro italico però è nell’ultimo quarto dove
oltre alla difesa anche l’attacco prende a girare a mille,
Kacerik-Zandalasini-Tagliamento diventano immarcabili e la Spagna crolla di
schianto provando a forzare tiri che la squadra non ha nel dna. Un quarto monstre si chiude sul 28 a 12 per noi che ci fa
volare sul 67 a
48 finale anche un po troppo generoso nei nostri confronti ma rifilare un tale
pagotto alla squadra normalmente favorita ci manda in estasi e ci da una grossa
fiducia nei nostri mezzi. Kacerik chiude a quota 16 seguita a 13 da Tagliamento
e a 12 da Zandalasini ma tutta la squadra da segnali importanti, chiunque abbia
messo piede in campo ha fatto il suo e questo nell’economia del gioco
riccardiano è fondamentale. Una Spagna davvero deludente si può consolare solo
con i 16 punti finali di Salvadores.
Gran festa anche nel post gara e scambi di cinque con lo
staff (ritrovo il mio amato pop radiano Persichelli come accompagnatore oltre a
Militello) e le famiglie al seguito che annoverano (per il momento) in ordine
alfabetico i Cordola da Carmagnola (babbo mamma e sorella), mamma e sorella
Kacerik da Milano, i Landi da Bologna (papà presidente dello stesso Bologna di
A2, mamma e sorella), i Russo da Roma (mamma e papà consigliere di lega B con
tanto di magliette celebrative) ed i Vespignani da Cervia (papà tifoso
romanista, mamma Trerè come detto ex Faenza e la scatenata sorellina). Tutti
belli entusiasti della partita vista dopo i saluti, i convenevoli ed i
complimenti a tutto lo staff ci si ritrovava a cercar cibo essendo giunte quasi
le 11 di sera. Dopo aver adottato le due Kacerik eccoci dirigersi verso il
centro alla ricerca di un locale. Impresa ardua però, la Dolce vita ci
rimbalza, il centro è deserto e dopo un girovagare di circa mezz’ora, giunti
alla disperazione il mio occhio lungo vede tre tipe con un kebab in mano.
Speranzoso cerco di chiedere dove l’avessero preso e per tutta risposta vengo
scambiato per un’assatanato di turno con l’intenzione di farsi le tre tipe,
dopo un bel “tanto non vi tromba nessuno” vengo bypassato da sorella Kacerik
che in inglese riesce a farsi dare la dritta giusta mentre una delle tipe un po'
imbarazzate sgrida la compagna in ungherese. Per una volta che non cercavo di broccolare
ma avevo solo fame…
Comunque le spiegazioni funzionano e la serata termina con
un Kebab a testa con patatine, figuratevi il duo Ambros/Carletto che felicità,
non han voluto nemmeno il dolcetto arabo… ma chissenefrega avevamo dato 20 alla
Spagna, fosse stato per me campavo d’aria! Tanto che il tratto centro-Panzio
Fekete me lo sono fatto a piedi per l’entusiasmo in un mortorio indescrivibile,
ma mi serviva per cominciare ad esplorare il posto ed a rodare le passeggiate
notturne come al solito in quei posti.
Giunto al mio Panzio dovevo far tesoro delle istruzioni per
l’uso. In pratica l’entrata centrale era chiusa ed io dovevo passare dal
cortile stando attendo col buio a centrare la serratura della porta di
servizio. Entrato dalle cucine si accendeva miracolosamente la luce per non
intopiccarsi nel gradino, si attraversava la hall (o presunta tale) ed a metà
scala a chiocciola si accendeva miracolosamente un'altra luce che mi prortava
al primo piano. Dopo il litigio con la serratura della porta della stanza si
entrava nell’abbaino da 50 gradi farenhait, meno male che in due minuti aprendo
le finestre l’aria tornava respirabile (un certo venticello proveniente dai
Tatra c’era sempre alla sera) anche se il piano finestra pareva facilmente
raggiungibile dall’esterno. Insomma si doveva scegliere tra caldo e ladri,
visto che non c’era in giro un’anima forse era meglio tenere le finestre
aperte… anche perché dal cesso saliva un odore non certo di mughetto, cosa che
spiegava la presenza di un deodorante a spruzzo all’aroma dei frutti di bosco.
Ma chissenefregava avevamo dato venti alla Spagna e tutto era relativo. Fu una
gran bella notte anche se la cameriera dalle grandi tette era già andata via.
A tale proposito le maestranze avevano già capito tutto: non
si rompeva i maroni prima di mezzogiorno al sottoscritto! Detto fatto e con la
dovuta calma olimpica verso le 11 ho riaperto gli occhietti mentre l’agenzia
A&C passava la mattinata a cercare l’altra palestra (o meglio palazzetto).
Palazzetto che era talmente grosso che l’han trovato dopo una mattina di
peregrinaggio… dalla parte opposta di dove lo cercavano quando in pratica in linea d’aria era a 300 metri dal mio Panzio
e 500 dal loro. Comunque sia la tronfia telefonata di Ambros certificava il
ritrovamento e la fame impellente in zona mezzodi.
Insomma dopo la University Sport Hall Arena della sera prima
alle 16 ce la si giocava con la Germania alla Generali (si le assicurazioni)
Arena, motivo per cui si faceva in tempo a sgranocchiare qualcosa presso il
centro commerciale che aveva attirato la famelica attenzione di Ambros vista la
presenza di un Mc Donald, una pseudo pizzeria ed un negozio di specialità
italiane.
Ovviamente il cibo spuntato non è che avesse molto di
italico ma le gnocche in giro per il centro commerciale facevano dimenticare
anche il palato. Finito il lauto pasto ci si poteva recare alla Generali Arena
in tempo per Croazia-Francia che le transalpine portavano a casa non senza
soffrire visto che le “misurine” riuscivano a tener botta per arrendersi solo
di due punti nel finale. A questo punto vista la consistenza inglese, e per la
gioia di una delle mamme (Combes per l’esattezza) presente con l’altra figlia,
le bleus avevano già acchiappato quota 4
punti per la seconda fase.
Prima della nostra partita prevista a seguire abbiamo avuto
il tempo di apprezzare l’impianto sia esternamente
che internamente,
il bar con
i paponi svedesi e ceki a far festa visto l’euro di costo scarso per mezzo
litro di birra e tutto quanto stava intorno. In pratica sul fianco si ergeva un
palazzo del ghiaccio, una palestra di pesi faceva da comunicazione tra i due
impianti ed un parchetto con tanto di cimitero allegato riempiva la cartolina.
Cimitero che aveva qualcosa di familiare, in effetti attraversandolo arrivavo
al mio Panzio in meno di 8 minuti. Bella lì…
Tornando a bomba eccoci impegnati con la Germania, oddio
impegnati è una parola grossa, dopo un primo tempo in scioltezza (13 a 6) usciamo di prepotenza
nel secondo dove piazziamo un 20
a 9 e ci portiamo quasi sul +20 all’intervallo. Nella
ripresa diventamo devastanti trovando anche da chi parte solitamente di
rincorsa punti preziosi (Russo ne fa 15) andando a completare il solito lavoro
difensivo ed i punti delle solite Zandalasini e Tagliamento. Finisce 73 a 38 una gara senza storia,
ma a differenza della Francia i nostri
altri due punti ce li dovremo giocare con l’Olanda la sera seguente alla solita
Università.
Olanda che scende in campo dopo noi contro la Spagna.
Iberiche ancora sotto choc per la gara contro di noi ma non risulta comunque
facile affrontare le orange, sono una discreta squadra, molto tignosa e
soprattutto con la Hof davvero diffcile da limitare fisicamente anche perché sa
farsi valere sotto canestro ed ama partire da lontano disponendo di un fisico
massiccio. Nel primo periodo le spagnole vedono i sorci verdi e lo chiudono sul
6 a 14,
confermano l’impressione di non metterla mai dal perimetro e anche la brava
Salvadores non pare in giornata. Buon per il baffuto coach che le sue si
ripijino un attimo nel secondo quarto ma è solo per un paio di puttanate altrui
che si ritrovano all’intervallo sotto di 1 solo punto: 22 a 21. Segno che le iberiche
non sembrano proprio una squadra con molti punti nelle mani.
Il coach ispanico prova ad affidarsi alla panca ad inizio
ripresa, lo premia Orts (è giusto così, non manca la i) che trascina le sue
aiutata da un paio di colpi battuti dalla solita Salvadores (della patria…),
mentre le altre piccole palesano imprecisioni al tiro abbastanza inquietanti, a
partire da Capella che, come potete ben immaginare se non entra in tiro è un
problema grosso…Comunque sia finalmente la Spagna piazza un periodo decente
(anche per il calo orange) e con un parziale di 21 a 9 rimette le cose a
posto. Pare finita a fine terzo ma le olandesi sono gnucche, hanno ancora la
forza di tornare sotto e per le spagnolette c’è da soffrire per portare a casa
i primi due punti, vista anche la percentuale al tiro (16 su 65) tutt’altro che
accettabile. A fine partita mi convinco sempre più di avere di fronte la Spagna
con meno talento offensivo della storia (Ndr.: un esperto come vedremo…).
La seguente Cekia-Inghilterra la bypassiamo d’autorità
(finirà 65 a
48) avendo ormai capito che in quel posto o ti presenti in un qualche Etterem
(ristorante) verso le 21 oppure non mangi. Ovviamente col duo A&C è meglio
presentarsi per tempo. Luogo prescelto il Panzio Dolce Vita dove un sedicente
piatto di Spaghetti al Formaggio (non ben identificato quale) almeno da un
sapore di qualcosa di commestibile in attesa di provare una pizza che pareva
invogliante. Finita la cena era il turno della solita passeggiata in centro,
peccato che alle 23 sembrava scattare il coprifuoco, era venerdì ma sembrava un
qualsisi lunedì a Sesto San Giovanni zona Acciaierie Falck, manco li cani… non
restava che andare sulla via del tramonto e scoprire che il cimitero locale si
estendeva anche sul lato opposto della strada, che allegria…
Dopo i soliti armeggiamenti con le chiavi ed il televisore e
dopo aver fatto scendere di almeno 20 gradi la temperatura della camera potevo
andarmene a nanna con 4 punti in classifica in attesa dell’ultima gara del
girone con le olandesi.
Il risveglio del sabato era da sogno. Apro le finestre del
mio abbaino e mi vedo una gnocca a bordo strada sotto la mia camera
sufficientemente discinta. Ullamadonna consegna a domicilio! Osservo un po' e
vedo che resta li ad ammiccare a chi passa, urca. Visto che dopo 10 minuti era
ancora li decido di indagare, faccio la mia bella doccia e scendo con
curiosità, non la vedo più in strada ma in compenso dentro la casetta di
fianco, penso che sia un bordello e spio internamente, non era mica un negozio
di parrucchiere e manicure… ma va a da via i ciapp! Intristito vado verso il
centro a curiosare per cercare qualcosa per la colazione, passato lo speedway
(pure quello) ed il bi-cimitero trovo l’ortolano all’angolo. Beh non un
negozio, un banchetto. La scelta era varia, o pesche o angurie, visto che non
possedevo coltelli facciamo pesche, un chilo credo 50 centesimi al cambio e con
tanto di ricevuta fiscale! Monti deve essere passato anche da Miskolc,
soddisfatto torno in camera per lo spuntino ed il trillo ai compari che
immaginavo già affamati. In effetti lo erano e fu un attimo optare per il
pranzo alla Dolce vita anche perché dovevo provare la pizza 4 stagioni che
avrebbe dovuto bastare fino a notte visto che l’unico richiamo culinario
sarebbe stato il toast del bar dell’università prima della nostra partita.
Devo ammettere che tutto sommato la 4 stagioni non era male
e per non farsene di male abbiamo pensato bene di fermarci alla Generali Arena
dove evoluivano prima Svezia e Turchia (decisiva perchè entrambe a zero) e poi
Slovacchia-Russia. Svezia e Turchia erano in girone con Ungheria e Belgio e
le avevano perse entrambe per cui la vincente sarebbe andata avanti e la
perdente agli spareggi, alla fine la spuntano le svedesi di una decina con i
paponi gialloblu felici a svuotare le riserve di birra del palazzetto. Poi il
Belgio ne darà una ventina alle padrone di casa vincendo il girone e girando a
quota 4. Stesso punteggio acquisito per le russe che rifilano un trentello alla
mia amica Zuzana che comunque si presenta con una squadra infarcita di 97.
Zuzana poi si può consolare perché la Grecia batte la Serbia e per l’avulsa
condanna le ex-jugoslave alla poule salvezza. Morale l’accorpamento di questi
gironi vede giocarsi 4 posti utili per i quarti Belgio, Russia, Ungheria,
Slovacchia, Grecia e Svezia.
Finito il tempo alla Generali ci si trasferisce
all’università. La Francia ha massacrato l’Inghilterra come da pronistico, la
Cekia trova due punti per la seconda fase battendo di poco la Croazia e la
Spagna finisce di matare le povere tedesche anche se non va oltre il ventello.
Prima della fine della gara ci trasferiamo per il toast al baretto quanto meno
per placare i morsi previsti della fame, comunque per le 20 e 25 ci presentiamo
puntuali sulle gradinate con un temperatura da serra, ma io dico non sarebbe
obblogatoria l’aria condizionata? Se non per noi pubblico per le ragazze. In effetti
è così e l’aria condizionata c’è, per esserci c’è, peccato sia spenta e in quel
forno ci sia da scoppiare.
Ma nonostante tutto la tensione della gara ci prende, ormai
sappiamo renderci conto di quando le cose non sono semplici, oltretutto oltre a
Lorenzin in recupero ci ritroviamo anche Cabrini con un braccio al collo per
una cosa che non si è capita (probabile botta con le crucche). L’inizio è
comunque incoraggiante e prendiamo un buon margine ma le olandesi sono sornione
e non si fanno intimorire. Dopo un primo tempo chiuso sul 16 a 12 cominciamo a faticare
a trovare il canestro. Loro riempiono bene l’area e noi padelliamo abbastanza
dalla distanza cominciando a far vedere preoccupanti cozzi contro la difesa
avversaria con tanto di palle buttate malamente nel cesso. L’intervallo però ci
premia ancora: 29 a
23 ma si capisce che sarà mooolto dura.
In effetti il secondo tempo vede infuriare la battaglia,
forziamo parecchio e mostriamo imprecisioni impensate, il duo Vos-Kuijt ci fa
soffrire e concediamo ad Hof & C. troppi rimbalzi. Il duo Cornola-Vitari fa
fatica ad imporsi e non basta Zandalasini ad aiutare, Zandalasini che da parte
sua non trova certo la sua miglior serata al tiro (chiuderà 4 su 17) ma anche
Tagiamento (3 su 11) e Kacerik (4 su 10) non scherzano. La baracca la tiene su
Beretta (4 su 6) ma le troppe palle perse malamente ci penalizzano un casino
sommate al fatto che troppe entrate a testa bassa si infrangono contro il muro
orange. Pian piano le avversarie si avvicinano, fanno loro il terzo quarto
(14-11) e nell’ultimo sfruttano il nostro black-out totale per agganciarci. I
minuti finali sono al cardiopalma, abbiamo la palla per impattare ma Kacerik si
schianta per l’ennesima volta contro la difesa (vedi clip), Zandalasini sulla sirena può
addirittura vincere ma la tripla da poco oltre metà campo va sul ferro (abbiamo un filmato). E’
sconfitta e sono due punti malamente buttati che ci lanciano nel secondo girone
appaiati a Spagna, Olanda e Cekia a quota due dietro alla Francia con 4, ultima
la Croazia a quota zero. Un vero peccato, soprattutto per il buon Persichelli
reduce da 11 vittorie consecutive come accompagnatore dopo le 9 di fila di
Poprad.
Insomma una sconfitta che non ci voleva anche se non
pregiudica nulla se non una partenza nella seconda fase più rilassata in quanto
a quota 4 con una vittoria su tre gare si sarebbe già certi nelle quattro. Un
po' intristiti si torna ai patri lidi per il sabato sera che però non è diverso
dal venerdì, altro mortorio ed il giretto serale in centro non rappresenta
nulla se non una domanda: ma qui faranno mai qualcosa? E dove si caccia la
gente? Sul viale del tramonto una sola curiosità: il mio baldacchino della
frutta nella notte è presidiato, un poveretto resta a dormire sul posto onde
evitare furti. Finche è estate va bene ma d’inverno? E non credo che da ste
parti faccia così caldo con i Tatra a soffiare verso la pianura…
Comunque sia si era giunti alla fine della prima fase con un
bilancio positivo, in attesa della seconda ci si poteva svagare un po con il
giorno di riposo. Visto l’andazzo la scelta domenicale era: Topolca! Un nome
simile incuriosiva…
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