domenica 9 settembre 2012

DEBRECEN DA DIMENTICARE… O QUASI (Parte 1)

Riassunto delle puntate precedenti:  Ezio, non contento del basket nostrano visto, commentato e filmato per tutto l’anno, passa le sue ferie ad inseguire una palla a spicchi per l’Europa al seguito delle varie nazionali giovanili. Verso metà luglio tocca a Miskolc dove le U16 ottengono una lusinghiera medaglia d’argento e, nel caldo agosto la Fiba lo riporta in Ungheria, stavolta a Debrecen (98 km da Miskolc) dove sono di scena le under 20.
 
Esattamente il giorno di ferragosto ecco la discesa dalla Val Seriana per intraprendere la nuova trasferta. I più attenti sapranno che il blitz a Debrecen aveva già prodotto il luogo del soggiorno a ben 22 euro giornalieri in zona centro Debrecen, un secondo blitz alla stazione centrale era valso il biglietto Milano-Vienna notturno con partenza alle 21 e 32 per ben 119 eurini.
Il problema era solo che una volta arrivati a Vienna bisognava poi proseguire verso l’ignoto, nel senso che gli step Vienna-Budapest ed a seguire Budapest-Debrecen erano abbastanza nebulosi nel loro sviluppo. Comunque sia fedeli alla massima che “se Dio voleva che volassi mi avrebbe fatto le ali” la soluzione aereo non era stata nemmeno presa in considerazione.
Detto fatto e dopo l’ultima pizzetta in stazione mi aspettava una bella cuccetta notturna da condividere con un paio di truzzi canadesi (davvero poco socievoli) ed una crucca salita più o meno al confine oltretutto svegliando tutto lo scompartimento. Comunque sia con grande puntualità il notturno giungeva intorno alle 8.30 del mattino dopo a Vienna Miedling, stazione nata sulle ceneri della vecchia Sudbanhof, il tempo di scendere e scorsa agli orari (i gialli sono le partenze ed i bianchi gli arrivi) per scoprire che alle 10 e 10 era prevista la coincidenza per Budapest con un Fast Rail austriaco. Ora d’arrivo nella capitale magiara le 12 e 50. Il pezzo a seguire sorpresa… nessuno ne era al corrente.
L’oretta e passa di attesa permetteva di cominciare ad organizzarsi, escluso il wuster come colazione restava il krapfen con la crema, mattone calorico d’esordio ma essendo l’unico probabile cibo della giornata (sommato all’acqua) poteva andare. Di fronte alla pseudo-panetteria della linda stazione ecco la biglietteria e l’ufficio informazioni, un buon modo per ingannare l’attesa e, magari, prenotare il Vienna-Milano di ritorno. Dopo aver sbagliato sportello ed essere stato insultato in austro-ungarico stretto dalla tipa dell’informazione sugli orari ma non della vendita biglietti mi tocca la minifila davanti alla biglietteria. Quando tocca a me una piacente bigliettaia capisce il mio dramma e dopo avermi dato a 35 euro il Vienna-Budapest guarda la disponibilità per il ritorno a casa trovando un bel notturno lunedì 27 agosto alle 19 e 29. Ottimo e pure economico visto che c’erano solo tre posti liberi e l’offerta speciale di 75 euro (44 meno dell’andata tra l’altro). Aggiudicato ed avevo già risolto un problema. Avrei chiesto la mano della tipa, non avrei fatto un brutto affare…
Alle 10 e 10 puntuale il Fast-rail arrivava, provenienza Monaco di Baviera era un bel trenino, pulito ed ordinato filava come un vero Intercity toccando i 160 in alcuni tratti (un display informava su tutto: percorso, velocità, fermate e scostamento sul tempo previsto di arrivo nelle stazioni e ripartenza, mancava solo la misura di reggiseno della bigliettaia e si aveva proprio tutto). L’unico problema è stato che prima di entrare in Keleti Pu mi ha perso una decina di minuti per cui la ricerca della coincidenza si faceva pressante. Trovato il solito tabellone giallo leggo con avidità e scopro che diretto a Debrecen c’è solo un Intercity in partenza alle 13 e 30, vale a dire meno di mezzora di jet-lag in cui dover prendere il biglietto con a disposizione solo euro.
Conoscendo Keleti fortunatamente so l’ubicazione delle biglietterie (anche se noto che l’internazionale ha cambiato logistica) e mi fiondo in quella locale più vicina, il problema che c’è fila ed alla domanda “posso pagare in euro?” mi becco un bel “Nem, Fiorint”. Gulp, non c’era tempo di prelevare ne di cambiare (avevo circa 2000 fiorini avanzati da Miskolc e non potevano certo bastare) per cui azzardo un “bancomat?”. Risposta; “Ygen!”. In pratica l’opposto di nem, cioè si. Detto fatto, biglietto e pagamento bancomat per un equivalente di 10 euro circa ma piuttosto che ripartire non si sa quando meglio pagare quasi più di commissione che di viaggio…
Viaggio che parte puntuale alle 13 e 30 e si snoda senza grossi problemi, quanto meno fino a quando in una strana stazione Nagykanisha (o qualcosa del genere) tutti scendono e rimango li da solo come un babbo. Inizialmente non mi preoccupo ma poi vedendomi proprio solo soletto arguisco che sia meglio scendere, chiedo al controllore “Debrecen” e dil tipo mi fa cinque con le mani. Cinque che? Riparte tra 5 minuti? Macchè, binario 5 e localaccio infimo in partenza. 5 minuti di jet-lag, seee 50 secondi si e no, per cui scatto alla Bolt ed acchiappamento volante del trabiccolo semovente.
Trabiccolo che è veramente un localaccio infimo quasi peggiore dei trenini dei bambini alle giostre, un simpatico controllore mi fa capire che per scender a Debrecen devo contare 6 stazioni. Stazioni… ed eccole qui le stazioni come si presentavano col controllore che scendeva armato di fischietto e chiudeva le porte per ripartire…
 
  
 
 
Ala sesta fermata ecco una stazione che quanto meno non pare una ghost-town alla Tex Willer, verso le 18 e dopo quasi 23 ore di viaggio eccola Debrecen ma ora bisognava andare al mio Panzio (pensione). Per fare presto (dovevo poi trovare la palestra per la gara serale delle 20 e 30 con l’Olanda) prendo il taxi confidando nei preziosi 2000 fiorini. Il problema è che per bypassare il semafaro della stazione (stile Largo Mazzini a Monza) il tassametro mi aveva già fatto fuori 800 fiorini per fare 10 metri. Il resto del dramma è stato che ho dovuto spiegare io al tassista dov’era la mia via nonostante gli avessi dato il biglietto da visita della pensione… comunque sia 1.750 fiorini, al pelo!
Entrato nel panzio arrivava la seconda prova, appoggiare la roba e poi saldare il debito con la sciura come da accordi di 20 giorni prima. Depositati in camera gli zaini mi appropinquo alla banca distante 50 metri e qui il fattaccio: chiedo 100000 fiorini (350 euro circa) con 57000 da dare alla sciura e la terribile macchinetta ruma e grugnisce per rendermi una ricevuta di erogazione dei soldi, peccato che non mi abbia dato una lira. Gasp. A questo punto rifo e chiedo meno soldi (70000) ma mi arriva un altro scontrino che mi dice che ho esaurito il bonus di prelievo con i 350 euro precedenti! Ma non li ho presi i soldi uffaaaa
Intristito, cornuto e mazziato cambio bancomat e tesserino, Ing Direct fortunatamente non fa una piega e mi da 70000 bei fruscianti fiorini, Tronfio (e preoccupato) torno dalla sciura e saldo. Il tempo di fare una doccia e fuga verso le palestre seguendo la mappa recuperata nel blitz precedente.
Come tutte le mappe non si riesce a capire bene le distanze, imboccato il Csapa Utka capisco che devo camminare, si va beh camminare ma mi toccano un paio di chilometri uscendo verso la periferia per raggiungere l’Egyptem (Università). Passato una lunga muretta ecco le confortanti bandiere bianche della Fiba: avevo raggiunto il palazzone, davvero bello come vedete nella foto.
 
Il problema era però un altro: Italia-Olanda si giocava all’altro! Erano ormai quasi le 20 e bisognava scarpinare ancora, sapevo che non era lontano ma bisognava cercare. Ripartito passo il centro di raccolta delle squadre ed arrivo ad un enorme centro sportivo con tanto di stadio del Debrecen, di fianco un altro ingresso che mi pare impossibile celare un palazzetto. Proseguo e raggiungo una bella piazzotta da cui inizia un parco, siccome mi avevano detto 10 minuti mi sembrava di essere andato troppo lungo, cosa che mi confermano anche papà e mamma Galbiati che mi ritrovo a fianco anche loro alla disperata ricerca della palestra. Fulminato sulla via di Damasco deduco che la palestra poteva essere solo nel centro sportivo, con i Galbiati faccio retromarcia per infilarmi in un tornello stile Bridge Pavia dei tempi belli ed in effetti l’entrata è quella. Entrati nella palestra la prima cosa che si nota è un caldo equatoriale, non molto diverso da quello patito a Miskolc nel palazzetto Egyptem, Evidentemente l’aria condizionata della Fiba è (e resta) un opinione nella sua obbligatorietà. Ma eccola la palestra:
 
Preceentemente per il nostro girone era andata in onda Svezia-Polonia con la vittoria facile di due delle svedesi, oddio svedesi… quattro colored, nordiche purosangue nel quintetto! Tornando a noi si può cominciare con una constatazione: del gruppo 92-93 oro a Poprad sono solo 5 le superstiti (Magic-box Dotto, Bomber Cigliani, Boom Boom Salvini, Pupa Dell’olio e Firewall Dienè), recuperiamo Galbiati, Panella e l’altra Dotto presenti a Poprad come tifose ed aggiungiamo Granzotto, Nori, Pertile (presente a Katowice) e Maffenini. Un pietoso velo sulle rinunce delle varie Gorini, Masoni, Morsiani e Zanin mentre pienamente giustificate Carangelo, Formica e Carta visti gli infortuni. Certo che Carangelo e Formica con l’Europa hanno davvero un credito aperto…
La squadra che presentiamo, e lo si vede subito, si dimostra lontana parente della spedizione slovacca, anche perché dimostra subito limiti nei vari reparti: giochiamo con due play-maker uguali (non per niente gemelle), quattro tiratrici pure non certo esponenti di punta del fondamentale difensivo, e lunghe non dotate di molti centimetri e ben poco portate al recupero dei rimbalzi.
Il primo tempo con le olandesi è l’insieme delle nostre magagne, concediamo 45 punti difendendo bovinamente, Butter (nella foto) e compagne
 
ci bucano da tutte le parti e ci fanno a fette a rimbalzo, noi attacchiamo 1 vs 5 senza riuscire a liberare le nostre bocche da fuoco. Sistemiamo un po' la difesa nel secondo tempo ma continuiamo a subire i tagli avversi con ben pochi aiuti difensivi. Morale incassiamo la prima sconfitta anche se, come scusante, abbiamo anche l’attacco della salmonella che ci debilita Cigliani e praticamente mette ko Nori e Maffenini ovviamente ben poco presenti. Già, la salmonella, si scopre che nel rinfresco pre-campionato l’azienda di catering aveva fornito del prosciutto (?) avariato e chi se l’era mangiato rimaneva vittima della vendetta di Montezuma. Morale, almeno 50 giocatrici ko, top dei problemi per Polonia (4) e Portogallo (addirittura 6) ma, spagnole escluse, almeno un paio per squadra escluse le spagnole a cui evidentemente il prosciutto non piace… Comunque altre a parte, per noi Maffenini e Nori, soprattutto per i rimbalzi, per noi avevano una certa importanza.
Morale, a distanza di 100km in venti giorni incassiamo il secondo stop dalle orange, ma se a Miskolc fu quasi indolore qui rischiava di essere molto di più un problema. Comunque l’avveneza orange rendeva meno triste la cosa anche se il coach con asciugamano che faceva i time-out seduto (una specia di black-blok Podestà) non era proprio simpaticissimo a differenza del suo emulo cremonese




Ma il mio problema poteva essere anche il cibo, vista l’esperienza di luglio, motivo per cui appena trovato uno pseudo baracchino che vendeva cose commestibili ci si fiondava. Era solo una braciola (pork) con le patate fritte ma rispetto al McDonald miskolchese sai che passo avanti…
Le mie paure cibarie erano però infondate, essendo sotto alla festa nazionale (20 agoste) i villici si erano organizzati e vari banchetti più locali e negozi aperti 24 ore su 24 garantivano gli approvvigionamenti. Almeno quello.
Dopo aver mangiato e fatto il pit-stop casalingo per la sacrosanta doccia si poteva esplorare le risorse notturne della città che si era presentata discretamente all’arrivo con la sua grande piazza (Kossuth ter) solcata in continuazione dai tranvaini azzurri che facevano la spola tra la stazione ed il parco
 
In effetti c’era un certo movimento pur essendo mezzanotte passata ed avendo notato un locale di gran movimento vicino al mio “ristorante all’aperto” mi premuravo di ritornarci avendo le mie soddisfazioni. In effetti si trattava di un gran giardino all’aperto con maxi-schermo, una discoteca e diversi tavoli zeppi di gente. Prezzi modici e pure un bellissimo arredamento tratta da carcasse di Fiat 126 e Trabant adattati a salottini. Fauna femminile decisamente apprezzabile… Vedere per credere


 
 
Morale avevo trovato un posticino carino per tirare notte, ma anche per le vie della città si trovavano cose interessanti, come ad esempio in una piazza del centro oltretutto dotata di Wifi per cui a sbafo si poteva connettersi ad internet tranquillamente seduti sulla panchina prospiciente una strana fontana dirimpetto ad un locale popolato di cameriere carine
 

 
 
Bello soddisfatto di essere capitato in un posto vivibile potevo rientrare nel mio regale appartamento che aveva anche un tot di luci che si accendevano all’entrata nel portone come per magia (quando andavano…) anche se per centrare la toppa della camera dovevo usare la torcia del telefonino… beh non si può avere tutto.
Il mattino dopo la sciura Eva (padrona di casa) mi aspettava per il caffè ma ha capito subito che non c’erano speranze vista l’ora in cui mi sono affacciato alla hall, comunque mi è stata utile per spiegarmi come fare a sincerarmi che non mi avessero addebitato cifre di prelievo. In pratica vado in banca e parlo con l’impiegata che sapeva solo il russo e l’ungherese stretto, però, bontà sua mi chiama il numero dell’help bancomat. Una gentle signorina mi spiega che non ci sono stati movimenti e che… sono un babbo perché la mia carta mi fa prelevare max 250 euro ed avevo sforato con la richiesta, non poteva mai accontentarmi. E va beh… essere imbecilli è un talento naturale!
Rinfrancato parto per lo spuntino pre partite, la scelta va sul locale di cui avevo molto gradito la presenza di un asuper-cameriera nel warm-up di luglio, in effetti l’assortimnto dei dolci è notevole con torte di ogni genere ma purtroppo non c’è la cameriera agognata e mi spetta la riserva d’ufficio che comunque non è male, così come la torta che mi sbafo e l’espresso che condivido con la famiglia Cigliani di stanza nell’hotel vicino, così come papà e mamma Galbiati che arrivano di li a poco intenti nella passeggiata pre pranzo. Ma ecco cibi e cameriera…
 




Dopo le piacevoli chiacchiere con i colleghi tifosi al seguito era tempo della tappa di trasferimento, ormai avevo capito la strada ed oltretutto si giocava al palazzone dotato di aria condizionata (eravamo sui 30 gradi anche li) e di connessione wifi. Fatta la mia bella passeggiata di un paio di chiometri arrivo a destinazione, la terribile security mi depreda delle scorte idriche ma sono puntuale per il derby Lettonia-Bielorussia, le due squadre che con Lituania e Spagna avrebbero incrociato le tre qualificate del nostro girone. Partita tirata con le lettoni che la spuntano di misura (67-64) ma l’attenzione era dedicata a questa tipa qua anche se le lettoni non scherzavano mica ad avvenenza, così come la segretaria Fiba
 




 Attenzione che a seguire si dedica ad un match del nostro girone: Polonia-Olanda. La partita presenta la Polonia che non ti aspetti, si rivede la Casimiro di katoviciana memoria ed anche se orfane di 4 salmonellate e di una quinta ko per botta al ginocchio le biancorosse asfaltano le orange e portano a casa un largo successo (80-66) che fa ancor di più rimpiangere i due punti regalati il giorno prima alle olandesi. Ecco documentata sullo sfondo una fase tristissima del match: l’ottava polacca in barella ed un’olandese ko per colpo al collo.
 
 
A seguire tocca a noi con la Svezia, partiamo male ma poi ci concentriamo in difesa (non ci voleva molto) e ci affidiamo alla zonona visti i molti falli fischiatici nel primo quarto. L’arbitrina si inventa un paio di cose e “litiga” con la nostra panca fischiando un paio di robe inesistenti, ciò non toglie che dobbiamo prendere cinque triple prima di cambiare difesa, ma stavolta l’attacco ci sostiene un po meglio ed all’intervallo impattiamo. Di prendere rimbalzi e seguire i tagli se ne parla ancora poco ma siamo fiduciosi visto che Dotto  e Cigliani sembrano ispirate dalla distanza. Tiro dalla distanza che pare proprio una delle nostre poche armi anche se in cabina di regia si fa ben poco per creare giochi utili allo smarcamento delle nostre bocche da fuoco.
Cigliani però viene pensionata per quasi tutto il terzo quarto insieme ad una positiva Panella (Granzotto nemmeno considerata). Ci riportiamo sotto nell unico modo possibile: una tarantola morde una delle Dotto che spara un 7 a 0 da sola. Si accende la miccia ed andiamo sopra bene con tanto di +5 a 55 secondi dal termine. E qui andiamo a picco anche se gli arbitri ci danno una bella mano. Attacco Svezia, palla sul ginocchio di Galbiati schizzata da un contrasto e piede (discutibile) rimessa che era nostra a loro. E va beh, azione che teniamo bene fino quasi ai 24 ma un passi clamoroso libera al tiro Abdi che ci castiga per il -2. Acqua in attacco e a 13 secondi dalla fine con un fallo da spendere lo facciamo si, ma sul tiro: canestro e fallo per il -1. E minchia allora ditelo…  13 da giocare con Dotto che penetra e sbaglia, figurarsi se ci fischiano fallo... Ma l’abbiamo persa noi per primi. Ecco le tristi sequenze
 
 
 

 
 
Nel frattempo avevo scoperto che la gentile pulzella che tanto aveva attirato attenzioni era nientepopodimenoche… la nostra badante, vale a dire l’hostess della squadra italiana. Almeno li eravamo messi bene mentre sul campo eravamo mestamente a quota zero anche se il giorno dopo si poteva sperare vincendo con la Polonia di passare il turno, fermo restando che se l’Olanda perdeva con la Svezia avremmo potuto farlo perfino con due punti buoni. Ma torniamo alla nostra hostess ed all’indizio definitivo
 
 
L’ultima gara era Spagna-Lituania che, visti i tifosi spagnoli (notare il simil-caraffa mischiato tra loro) e soprattutto il massacro che le iberiche portavano a compimento già dal primo tempo, consigliava di andare a cercar cibo, e lo si faceva addirittura in una pizzeria italiana notata per strada: il Valentino. A dire il vero una buona scelta vista la decente pizza mangiata e per di più c’era anche uno pseudo sexy qualcosa posto in fianco. Roba da approfondire anche se l’apertura 10-19 non sembrava farlo ricondurre ad un night club o ad un localino simpatico.
 
 
Il dopo cena, essendo venerdì sera era il caso di tuffarsi nella vita notturna. La prima tappa era la piazzetta per scroccare il Wifi, a seguire passeggiata per la piazza dove sorgevano localini interessanti, un paio di discoteche sotterranee da cui spuntavano cose spettacolari, ma l’attenzione neniva colpita da diversi gruppi di pulzelle messe giù da sparo e per capire chi fossero e cosa facessero ci ho messo un po. Si trattava di prossime spose che andavano in giro con le amiche ad annunciare il loro matrimonio agghindate con strani ammennicoli e dotate delle cose più di disparate, comunque un tot di quelle damigelle le avrei adottate volentieri, vedere per credere
 
 
 
 
Dopo aver curiosato nei vari locali (costo ingresso max 2 euro) come non andare a trovare il mio preferito dove visto che era venerdì sera le villiche si scatenavano con un campionario da spavento
 
 
 
 
 
 
Lo spavento verso le 3 di notte finiva e lasciava il posto a quello che si doveva vivere il sabato seguente dove la gara con la Polonia decideva i nostri destini, una sconfitta avrebbe voluto dire poule retrocessione con tanto di novità regolamentare che imponeva 3 retrocesse su 4. Che gioia! Dopo i 2 chilometri di canonica passeggiata si iniziava con una gara che ci interessava: Svezia-Olanda dove tifavamo spudoratamente per le bionde (o quasi nordiche). Le nostre speranze sembrano mettersi male subito, le orange vanno sopra di 15 nel corso del primo tempo e sembrano in una botte di ferro, pian piano però le svedesi si svegliano e punto su punto tornano a ruota per andare sopra di uno nell’ultimo minuto. E qui il coach svedese ne fa di ogni con i suoi time out, ne chiama due e per due volte perde palla sulla rimessa dopo tre secondi facendosi scavalcare, non contento non inserisce le lunghe (Zahoi ad esempio) per i rimbalzi offensivi o per dare palla dentro e muore con la palla in mano sotto di uno. Non sembra andarcene bene una ma vincendo con la Polonia almeno siamo nelle tre… Ma ecco le sequenze finali di Svezia-Olanda e le olandesi felici che ballano
 
 



Prima di noi tocca al derbyssimo Bielorussia-Lituania, passano entrambe se la Bielo vince di sei, e così è per la felicità del coach lettone che manda cordialmente a quel paese il suo omologo lituano visto che congela l’ultima palla, risalendo dal -12 che lo eliminava, (20 secondi) senza tirare. Cotento per gnocca Svaryte (sotto) e compagne ma è stato un biscottone…


 
 
Onde evitare la compagnia lettone andiamo in campo contro la Polonia. Pronti via e siamo 2-10 tanto per cambiare, difendiamo a zona e siamo un colabrodo. Loro brave (recuperano ben due giocatrici) ad infilarsi nei nostri buchi e a trovare tagli che nemmeno prendiamo in considerazione di difendere. Ovvio che finiamo a -18  a metà terzo quarto. Bonta sua la nostra panca cambia difesa cominciando a pressare alto (alleluja) e col cuore recuperiamo punto su punto. Arriviamo a -3 e sembriamo li li per farcela se non che la brava Magdalena Zietara  imbrocca due triple (la seconda tabellata sul 24) e ci manda a casa, o meglio alla lotta salvezza, Non ce ne va bene una... ci guadagnamo 6 partite nel forno della palestrina ad orari impossibili, la sola cosa positivia è che giocando presto ci si può gustare gli altri big match nel palazzone. Non resta che consolarsi con le spettatrici
 
 
Morale avevamo fatto la frittata finendo nella poule salvezza con Lettonia, Portogallo e Inghilterra, tre sconfitte su tre contro squadre non certo insormontabili ma gli errori e le defezioni in fase di preparazione della spedizione ci sono rimbalzati contro inesorabilmente. Non mi aspettavo certo di arrivare a Debrecen per vedere una Poule salvezza ma a quel punto c’era solo da rimboccarsi le maniche e compattarsi per salvare il salvabile, 5 o 6 vittorie erano il minimo da aspettarsi contro tali avversari anche se la Lettonia così malamente biscottata poteva essere una brutta cliente.
Il giorno di riposo domenicale veniva a pennello per rimettere insieme le idee, dopo il solito sabato notte passato a vedere cosa girava nel mio amato baretto


 
 

 
mi aspettava una domenica di relax, al parco c’era la vigilia della festa nazionale con tanti banchetti e roba da mangiare e soprattutto mi attendeva un pomeriggio pieno relax tra rospi, tartarughe, topi di campagna e… tope varie. L’ideale per ricominciare il lunedì seguente che era anche il D-Day, quello della festa nazionale ungherese, il tanto atteso 20 agosto che già si preannunciava con grandi preparativi, arrivava gente da dovunque, si montavano palchi e tribune, insomma un gran fermento, anche nel parco…
 
 
 
 

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