Riassunto delle puntate
precedenti: Ezio, non contento del basket nostrano visto,
commentato e filmato per tutto l’anno, passa le sue ferie ad inseguire una
palla a spicchi per l’Europa al seguito delle varie nazionali giovanili. Verso
metà luglio tocca a Miskolc dove le U16 ottengono una lusinghiera medaglia
d’argento e, nel caldo agosto la Fiba lo riporta in Ungheria, stavolta a
Debrecen (98 km
da Miskolc) dove sono di scena le under 20.
Esattamente
il giorno di ferragosto ecco la discesa dalla Val Seriana per intraprendere la
nuova trasferta. I più attenti sapranno che il blitz a Debrecen aveva già
prodotto il luogo del soggiorno a ben 22 euro giornalieri in zona centro
Debrecen, un secondo blitz alla stazione centrale era valso il biglietto
Milano-Vienna notturno con partenza alle 21 e 32 per ben 119 eurini.
Il
problema era solo che una volta arrivati a Vienna bisognava poi proseguire
verso l’ignoto, nel senso che gli step Vienna-Budapest ed a seguire
Budapest-Debrecen erano abbastanza nebulosi nel loro sviluppo. Comunque sia
fedeli alla massima che “se Dio voleva che volassi mi avrebbe fatto le ali” la
soluzione aereo non era stata nemmeno presa in considerazione.
Detto
fatto e dopo l’ultima pizzetta in stazione mi aspettava una bella cuccetta
notturna da condividere con un paio di truzzi canadesi (davvero poco socievoli)
ed una crucca salita più o meno al confine oltretutto svegliando tutto lo
scompartimento. Comunque sia con grande puntualità il notturno giungeva intorno
alle 8.30 del mattino dopo a Vienna Miedling, stazione nata sulle ceneri della
vecchia Sudbanhof, il tempo di scendere e scorsa agli orari (i gialli sono le
partenze ed i bianchi gli arrivi) per scoprire che alle 10 e 10 era prevista la
coincidenza per Budapest con un Fast Rail austriaco. Ora d’arrivo nella
capitale magiara le 12 e 50. Il pezzo a seguire sorpresa… nessuno ne era al
corrente.
L’oretta
e passa di attesa permetteva di cominciare ad organizzarsi, escluso il wuster
come colazione restava il krapfen con la crema, mattone calorico d’esordio ma
essendo l’unico probabile cibo della giornata (sommato all’acqua) poteva
andare. Di fronte alla pseudo-panetteria della linda stazione ecco la
biglietteria e l’ufficio informazioni, un buon modo per ingannare l’attesa e,
magari, prenotare il Vienna-Milano di ritorno. Dopo aver sbagliato sportello ed
essere stato insultato in austro-ungarico stretto dalla tipa dell’informazione
sugli orari ma non della vendita biglietti mi tocca la minifila davanti alla
biglietteria. Quando tocca a me una piacente bigliettaia capisce il mio dramma
e dopo avermi dato a 35 euro il Vienna-Budapest guarda la disponibilità per il
ritorno a casa trovando un bel notturno lunedì 27 agosto alle 19 e 29. Ottimo e
pure economico visto che c’erano solo tre posti liberi e l’offerta speciale di
75 euro (44 meno dell’andata tra l’altro). Aggiudicato ed avevo già risolto un
problema. Avrei chiesto la mano della tipa, non avrei fatto un brutto affare…
Alle
10 e 10 puntuale il Fast-rail arrivava, provenienza Monaco di Baviera era un
bel trenino, pulito ed ordinato filava come un vero Intercity toccando i 160 in alcuni tratti (un
display informava su tutto: percorso, velocità, fermate e scostamento sul tempo
previsto di arrivo nelle stazioni e ripartenza, mancava solo la misura di
reggiseno della bigliettaia e si aveva proprio tutto). L’unico problema è stato
che prima di entrare in Keleti Pu mi ha perso una decina di minuti per cui la
ricerca della coincidenza si faceva pressante. Trovato il solito tabellone
giallo leggo con avidità e scopro che diretto a Debrecen c’è solo un Intercity
in partenza alle 13 e 30, vale a dire meno di mezzora di jet-lag in cui dover
prendere il biglietto con a disposizione solo euro.
Conoscendo
Keleti fortunatamente so l’ubicazione delle biglietterie (anche se noto
che l’internazionale ha cambiato logistica) e mi fiondo in quella locale più
vicina, il problema che c’è fila ed alla domanda “posso pagare in euro?” mi
becco un bel “Nem, Fiorint”. Gulp, non c’era tempo di prelevare ne di cambiare
(avevo circa 2000 fiorini avanzati da Miskolc e non potevano certo bastare) per
cui azzardo un “bancomat?”. Risposta; “Ygen!”. In pratica l’opposto di nem,
cioè si. Detto fatto, biglietto e pagamento bancomat per un equivalente di 10
euro circa ma piuttosto che ripartire non si sa quando meglio pagare quasi più
di commissione che di viaggio…
Viaggio
che parte puntuale alle 13 e 30 e si snoda senza grossi problemi, quanto meno
fino a quando in una strana stazione Nagykanisha (o qualcosa del genere) tutti
scendono e rimango li da solo come un babbo. Inizialmente non mi preoccupo ma
poi vedendomi proprio solo soletto arguisco che sia meglio scendere, chiedo al
controllore “Debrecen” e dil tipo mi fa cinque con le mani. Cinque che? Riparte
tra 5 minuti? Macchè, binario 5 e localaccio infimo in partenza. 5 minuti di
jet-lag, seee 50 secondi si e no, per cui scatto alla Bolt ed acchiappamento
volante del trabiccolo semovente.
Trabiccolo
che è veramente un localaccio infimo quasi peggiore dei trenini dei bambini
alle giostre, un simpatico controllore mi fa capire che per scender a Debrecen
devo contare 6 stazioni. Stazioni… ed eccole qui le stazioni come si
presentavano col controllore che scendeva armato di fischietto e chiudeva le
porte per ripartire…
Ala
sesta fermata ecco una stazione che quanto meno non pare una ghost-town alla
Tex Willer, verso le 18 e dopo quasi 23 ore di viaggio eccola Debrecen ma ora
bisognava andare al mio Panzio (pensione). Per fare presto (dovevo poi trovare
la palestra per la gara serale delle 20 e 30 con l’Olanda) prendo il taxi
confidando nei preziosi 2000 fiorini. Il problema è che per bypassare il
semafaro della stazione (stile Largo Mazzini a Monza) il tassametro mi aveva
già fatto fuori 800 fiorini per fare 10 metri . Il resto del dramma è stato che ho
dovuto spiegare io al tassista dov’era la mia via nonostante gli avessi dato il
biglietto da visita della pensione… comunque sia 1.750 fiorini, al pelo!
Entrato
nel panzio arrivava la seconda prova, appoggiare la roba e poi saldare il
debito con la sciura come da accordi di 20 giorni prima. Depositati in camera
gli zaini mi appropinquo alla banca distante 50 metri e qui il
fattaccio: chiedo 100000 fiorini (350 euro circa) con 57000 da dare alla sciura
e la terribile macchinetta ruma e grugnisce per rendermi una ricevuta di
erogazione dei soldi, peccato che non mi abbia dato una lira. Gasp. A questo
punto rifo e chiedo meno soldi (70000) ma mi arriva un altro scontrino che mi
dice che ho esaurito il bonus di prelievo con i 350 euro precedenti! Ma non li
ho presi i soldi uffaaaa
Intristito,
cornuto e mazziato cambio bancomat e tesserino, Ing Direct fortunatamente non
fa una piega e mi da 70000 bei fruscianti fiorini, Tronfio (e preoccupato)
torno dalla sciura e saldo. Il tempo di fare una doccia e fuga verso le
palestre seguendo la mappa recuperata nel blitz precedente.
Come
tutte le mappe non si riesce a capire bene le distanze, imboccato il Csapa Utka
capisco che devo camminare, si va beh camminare ma mi toccano un paio di
chilometri uscendo verso la periferia per raggiungere l’Egyptem (Università).
Passato una lunga muretta ecco le confortanti bandiere bianche della Fiba:
avevo raggiunto il palazzone, davvero bello come vedete nella foto.
Il
problema era però un altro: Italia-Olanda si giocava all’altro! Erano ormai
quasi le 20 e bisognava scarpinare ancora, sapevo che non era lontano ma bisognava
cercare. Ripartito passo il centro di raccolta delle squadre ed arrivo ad un
enorme centro sportivo con tanto di stadio del Debrecen, di fianco un altro
ingresso che mi pare impossibile celare un palazzetto. Proseguo e raggiungo una
bella piazzotta da cui inizia un parco, siccome mi avevano detto 10 minuti mi
sembrava di essere andato troppo lungo, cosa che mi confermano anche papà e
mamma Galbiati che mi ritrovo a fianco anche loro alla disperata ricerca della
palestra. Fulminato sulla via di Damasco deduco che la palestra poteva essere
solo nel centro sportivo, con i Galbiati faccio retromarcia per infilarmi in un
tornello stile Bridge Pavia dei tempi belli ed in effetti l’entrata è quella.
Entrati nella palestra la prima cosa che si nota è un caldo equatoriale, non
molto diverso da quello patito a Miskolc nel palazzetto Egyptem, Evidentemente
l’aria condizionata della Fiba è (e resta) un opinione nella sua
obbligatorietà. Ma eccola la palestra:
Preceentemente
per il nostro girone era andata in onda Svezia-Polonia con la vittoria facile
di due delle svedesi, oddio svedesi… quattro colored, nordiche purosangue nel
quintetto! Tornando a noi si può cominciare con una constatazione: del gruppo
92-93 oro a Poprad sono solo 5 le superstiti (Magic-box Dotto, Bomber Cigliani,
Boom Boom Salvini, Pupa Dell’olio e Firewall Dienè), recuperiamo Galbiati,
Panella e l’altra Dotto presenti a Poprad come tifose ed aggiungiamo Granzotto,
Nori, Pertile (presente a Katowice) e Maffenini. Un pietoso velo sulle rinunce
delle varie Gorini, Masoni, Morsiani e Zanin mentre pienamente giustificate
Carangelo, Formica e Carta visti gli infortuni. Certo che Carangelo e Formica
con l’Europa hanno davvero un credito aperto…
La
squadra che presentiamo, e lo si vede subito, si dimostra lontana parente della
spedizione slovacca, anche perché dimostra subito limiti nei vari reparti:
giochiamo con due play-maker uguali (non per niente gemelle), quattro tiratrici
pure non certo esponenti di punta del fondamentale difensivo, e lunghe non
dotate di molti centimetri e ben poco portate al recupero dei rimbalzi.
Il
primo tempo con le olandesi è l’insieme delle nostre magagne, concediamo 45
punti difendendo bovinamente, Butter (nella foto) e compagne
ci
bucano da tutte le parti e ci fanno a fette a rimbalzo, noi attacchiamo 1 vs 5
senza riuscire a liberare le nostre bocche da fuoco. Sistemiamo un po' la difesa
nel secondo tempo ma continuiamo a subire i tagli avversi con ben pochi aiuti
difensivi. Morale incassiamo la prima sconfitta anche se, come scusante,
abbiamo anche l’attacco della salmonella che ci debilita Cigliani e
praticamente mette ko Nori e Maffenini ovviamente ben poco presenti. Già, la
salmonella, si scopre che nel rinfresco pre-campionato l’azienda di catering
aveva fornito del prosciutto (?) avariato e chi se l’era mangiato rimaneva
vittima della vendetta di Montezuma. Morale, almeno 50 giocatrici ko, top dei
problemi per Polonia (4) e Portogallo (addirittura 6) ma, spagnole escluse,
almeno un paio per squadra escluse le spagnole a cui evidentemente il
prosciutto non piace… Comunque altre a parte, per noi Maffenini e Nori,
soprattutto per i rimbalzi, per noi avevano una certa importanza.
Morale,
a distanza di 100km in venti giorni incassiamo il secondo stop dalle orange, ma
se a Miskolc fu quasi indolore qui rischiava di essere molto di più un
problema. Comunque l’avveneza orange rendeva meno triste la cosa anche se il
coach con asciugamano che faceva i time-out seduto (una specia di black-blok
Podestà) non era proprio simpaticissimo a differenza del suo emulo cremonese
Ma
il mio problema poteva essere anche il cibo, vista l’esperienza di luglio,
motivo per cui appena trovato uno pseudo baracchino che vendeva cose
commestibili ci si fiondava. Era solo una braciola (pork) con le patate fritte ma
rispetto al McDonald miskolchese sai che passo avanti…
Le
mie paure cibarie erano però infondate, essendo sotto alla festa nazionale (20
agoste) i villici si erano organizzati e vari banchetti più locali e negozi
aperti 24 ore su 24 garantivano gli approvvigionamenti. Almeno quello.
Dopo
aver mangiato e fatto il pit-stop casalingo per la sacrosanta doccia si poteva
esplorare le risorse notturne della città che si era presentata discretamente
all’arrivo con la sua grande piazza (Kossuth ter) solcata in continuazione dai
tranvaini azzurri che facevano la spola tra la stazione ed il parco
In
effetti c’era un certo movimento pur essendo mezzanotte passata ed avendo
notato un locale di gran movimento vicino al mio “ristorante all’aperto” mi
premuravo di ritornarci avendo le mie soddisfazioni. In effetti si trattava di
un gran giardino all’aperto con maxi-schermo, una discoteca e diversi tavoli
zeppi di gente. Prezzi modici e pure un bellissimo arredamento tratta da
carcasse di Fiat 126 e Trabant adattati a salottini. Fauna femminile
decisamente apprezzabile… Vedere per credere
Morale
avevo trovato un posticino carino per tirare notte, ma anche per le vie della
città si trovavano cose interessanti, come ad esempio in una piazza del centro
oltretutto dotata di Wifi per cui a sbafo si poteva connettersi ad internet
tranquillamente seduti sulla panchina prospiciente una strana fontana
dirimpetto ad un locale popolato di cameriere carine
Bello
soddisfatto di essere capitato in un posto vivibile potevo rientrare nel mio
regale appartamento che aveva anche un tot di luci che si accendevano
all’entrata nel portone come per magia (quando andavano…) anche se per centrare
la toppa della camera dovevo usare la torcia del telefonino… beh non si può
avere tutto.
Il
mattino dopo la sciura Eva (padrona di casa) mi aspettava per il caffè ma ha
capito subito che non c’erano speranze vista l’ora in cui mi sono affacciato
alla hall, comunque mi è stata utile per spiegarmi come fare a sincerarmi che
non mi avessero addebitato cifre di prelievo. In pratica vado in banca e parlo
con l’impiegata che sapeva solo il russo e l’ungherese stretto, però, bontà sua
mi chiama il numero dell’help bancomat. Una gentle signorina mi spiega che non
ci sono stati movimenti e che… sono un babbo perché la mia carta mi fa
prelevare max 250 euro ed avevo sforato con la richiesta, non poteva mai
accontentarmi. E va beh… essere imbecilli è un talento naturale!
Rinfrancato
parto per lo spuntino pre partite, la scelta va sul locale di cui avevo molto
gradito la presenza di un asuper-cameriera nel warm-up di luglio, in effetti
l’assortimnto dei dolci è notevole con torte di ogni genere ma purtroppo non
c’è la cameriera agognata e mi spetta la riserva d’ufficio che comunque non è
male, così come la torta che mi sbafo e l’espresso che condivido con la
famiglia Cigliani di stanza nell’hotel vicino, così come papà e mamma Galbiati
che arrivano di li a poco intenti nella passeggiata pre pranzo. Ma ecco cibi e
cameriera…
Dopo
le piacevoli chiacchiere con i colleghi tifosi al seguito era tempo della tappa
di trasferimento, ormai avevo capito la strada ed oltretutto si giocava al
palazzone dotato di aria condizionata (eravamo sui 30 gradi anche li) e di
connessione wifi. Fatta la mia bella passeggiata di un paio di chiometri arrivo
a destinazione, la terribile security mi depreda delle scorte idriche ma sono
puntuale per il derby Lettonia-Bielorussia, le due squadre che con Lituania e
Spagna avrebbero incrociato le tre qualificate del nostro girone. Partita
tirata con le lettoni che la spuntano di misura (67-64) ma l’attenzione era
dedicata a questa tipa qua anche se le lettoni non scherzavano mica ad
avvenenza, così come la segretaria Fiba
A
seguire tocca a noi con la Svezia, partiamo male ma poi ci concentriamo in
difesa (non ci voleva molto) e ci affidiamo alla zonona visti i molti falli
fischiatici nel primo quarto. L’arbitrina si inventa un paio di cose e “litiga”
con la nostra panca fischiando un paio di robe inesistenti, ciò non toglie che
dobbiamo prendere cinque triple prima di cambiare difesa, ma stavolta l’attacco
ci sostiene un po meglio ed all’intervallo impattiamo. Di prendere rimbalzi e
seguire i tagli se ne parla ancora poco ma siamo fiduciosi visto che Dotto e Cigliani sembrano ispirate dalla distanza.
Tiro dalla distanza che pare proprio una delle nostre poche armi anche se in
cabina di regia si fa ben poco per creare giochi utili allo smarcamento delle
nostre bocche da fuoco.
Cigliani però viene pensionata per
quasi tutto il terzo quarto insieme ad una positiva Panella (Granzotto nemmeno
considerata). Ci riportiamo sotto nell unico modo possibile: una tarantola
morde una delle Dotto che spara un 7
a 0 da sola. Si accende la miccia ed andiamo sopra bene
con tanto di +5 a
55 secondi dal termine. E qui andiamo a picco anche se gli arbitri ci danno una
bella mano. Attacco Svezia, palla sul ginocchio di Galbiati schizzata da un
contrasto e piede (discutibile) rimessa che era nostra a loro. E va beh, azione
che teniamo bene fino quasi ai 24 ma un passi clamoroso libera al tiro Abdi che
ci castiga per il -2. Acqua in attacco e a 13 secondi dalla fine con un fallo
da spendere lo facciamo si, ma sul tiro: canestro e fallo per il -1. E minchia
allora ditelo… 13 da giocare con Dotto
che penetra e sbaglia, figurarsi se ci fischiano fallo... Ma l’abbiamo persa
noi per primi. Ecco le tristi sequenze
Nel
frattempo avevo scoperto che la gentile pulzella che tanto aveva attirato
attenzioni era nientepopodimenoche… la nostra badante, vale a dire l’hostess
della squadra italiana. Almeno li eravamo messi bene mentre sul campo eravamo
mestamente a quota zero anche se il giorno dopo si poteva sperare vincendo con
la Polonia di passare il turno, fermo restando che se l’Olanda perdeva con la
Svezia avremmo potuto farlo perfino con due punti buoni. Ma torniamo alla
nostra hostess ed all’indizio definitivo
L’ultima
gara era Spagna-Lituania che, visti i tifosi spagnoli (notare il simil-caraffa
mischiato tra loro) e soprattutto il massacro che le iberiche portavano a
compimento già dal primo tempo, consigliava di andare a cercar cibo, e lo si
faceva addirittura in una pizzeria italiana notata per strada: il Valentino. A
dire il vero una buona scelta vista la decente pizza mangiata e per di più
c’era anche uno pseudo sexy qualcosa posto in fianco. Roba da approfondire
anche se l’apertura 10-19 non sembrava farlo ricondurre ad un night club o ad
un localino simpatico.
Il
dopo cena, essendo venerdì sera era il caso di tuffarsi nella vita notturna. La
prima tappa era la piazzetta per scroccare il Wifi, a seguire passeggiata per
la piazza dove sorgevano localini interessanti, un paio di discoteche
sotterranee da cui spuntavano cose spettacolari, ma l’attenzione neniva colpita
da diversi gruppi di pulzelle messe giù da sparo e per capire chi fossero e
cosa facessero ci ho messo un po. Si trattava di prossime spose che andavano in
giro con le amiche ad annunciare il loro matrimonio agghindate con strani
ammennicoli e dotate delle cose più di disparate, comunque un tot di quelle
damigelle le avrei adottate volentieri, vedere per credere
Dopo
aver curiosato nei vari locali (costo ingresso max 2 euro) come non andare a
trovare il mio preferito dove visto che era venerdì sera le villiche si
scatenavano con un campionario da spavento
Lo
spavento verso le 3 di notte finiva e lasciava il posto a quello che si doveva
vivere il sabato seguente dove la gara con la Polonia decideva i nostri
destini, una sconfitta avrebbe voluto dire poule retrocessione con tanto di
novità regolamentare che imponeva 3 retrocesse su 4. Che gioia! Dopo i 2 chilometri di
canonica passeggiata si iniziava con una gara che ci interessava: Svezia-Olanda
dove tifavamo spudoratamente per le bionde (o quasi nordiche). Le nostre
speranze sembrano mettersi male subito, le orange vanno sopra di 15 nel corso
del primo tempo e sembrano in una botte di ferro, pian piano però le svedesi si
svegliano e punto su punto tornano a ruota per andare sopra di uno nell’ultimo
minuto. E qui il coach svedese ne fa di ogni con i suoi time out, ne chiama due
e per due volte perde palla sulla rimessa dopo tre secondi facendosi
scavalcare, non contento non inserisce le lunghe (Zahoi ad esempio) per i
rimbalzi offensivi o per dare palla dentro e muore con la palla in mano sotto
di uno. Non sembra andarcene bene una ma vincendo con la Polonia almeno siamo
nelle tre… Ma ecco le sequenze finali di Svezia-Olanda e le olandesi felici che
ballano
Prima di noi tocca al derbyssimo Bielorussia-Lituania, passano entrambe se la Bielo vince di sei, e così è per la felicità del coach lettone che manda cordialmente a quel paese il suo omologo lituano visto che congela l’ultima palla, risalendo dal -12 che lo eliminava, (20 secondi) senza tirare. Cotento per gnocca Svaryte (sotto) e compagne ma è stato un biscottone…
Onde
evitare la compagnia lettone andiamo in campo contro la Polonia. Pronti via e siamo 2-10 tanto per cambiare, difendiamo a zona e
siamo un colabrodo. Loro brave (recuperano ben due giocatrici) ad infilarsi nei
nostri buchi e a trovare tagli che nemmeno prendiamo in considerazione di
difendere. Ovvio che finiamo a -18 a metà
terzo quarto. Bonta sua la nostra panca cambia difesa cominciando a pressare
alto (alleluja) e col cuore recuperiamo punto su punto. Arriviamo a -3 e
sembriamo li li per farcela se non che la brava Magdalena Zietara imbrocca due triple (la seconda tabellata sul
24) e ci manda a casa, o meglio alla lotta salvezza, Non ce ne va bene una... ci
guadagnamo 6 partite nel forno della palestrina ad orari impossibili, la sola
cosa positivia è che giocando presto ci si può gustare gli altri big match nel
palazzone. Non resta che consolarsi con le spettatrici
Morale avevamo fatto la frittata
finendo nella poule salvezza con Lettonia, Portogallo e Inghilterra, tre
sconfitte su tre contro squadre non certo insormontabili ma gli errori e le
defezioni in fase di preparazione della spedizione ci sono rimbalzati contro
inesorabilmente. Non mi aspettavo certo di arrivare a Debrecen per vedere una
Poule salvezza ma a quel punto c’era solo da rimboccarsi le maniche e
compattarsi per salvare il salvabile, 5 o 6 vittorie erano il minimo da
aspettarsi contro tali avversari anche se la Lettonia così malamente biscottata
poteva essere una brutta cliente.
Il giorno di riposo domenicale
veniva a pennello per rimettere insieme le idee, dopo il solito sabato notte
passato a vedere cosa girava nel mio amato baretto
mi aspettava una domenica di relax,
al parco c’era la vigilia della festa nazionale con tanti banchetti e roba da
mangiare e soprattutto mi attendeva un pomeriggio pieno relax tra rospi,
tartarughe, topi di campagna e… tope varie. L’ideale per ricominciare il lunedì
seguente che era anche il D-Day, quello della festa nazionale ungherese, il
tanto atteso 20 agosto che già si preannunciava con grandi preparativi,
arrivava gente da dovunque, si montavano palchi e tribune, insomma un gran
fermento, anche nel parco…
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