Per ora siamo alle schermaglie ed alle amichevoli delle varie categorie. L'inizio soft presuppone quanto meno l'ufficializzazione delle aventi diritto e a breve per categoria riepilogheremo gironi e calendari. A seguire i rosters (forse).
Quest'anno per motivi "famigliari" nulla da raccontare sui vari Europei però un qualcosa in ottica futura ci si è dati da fare. In particolare nel nuovo discorso di Azzurrina (o meglio CTFA - Centro Tecnico Federale Azzurrina) cercherò di dare una mano ai miei amici coaches per dare visione e riuscire a completare le varie nazionali (questo è lo scopo, non tanto vincere il trofeo delle regioni...).
Già perché.... (prendo dalla mia nota su facebook...)...
Da
assiduo frequentatore delle varie edizioni dei campionati mondiali ed europei
giovanili femminili ultimamente ho notato con una certa soddisfazione come i
risultati delle nostre “piccole” siano sempre andati migliorando.
Fino
ad una decina di anni fa il nostro settore pur contando su più tesserate
faticava ad esprimere valori e le nostre rappresentative si trovavano spesso a
lottare per il 9-16mo posto se non addirittura per non retrocedere nel gruppo
B.
Qualcosa
si è cominciato ad intravvedere con la gestione di Renato Nani e con alcuni
revisioni in corso d’opera come ad esempio il passaggio dalla guida tecnica del
coach vincente il titolo di categoria a quella del SSN (Settore Squadre
Nazionali) che quanto meno ha dato una certa impronta tecnica di continuità.
Abbiamo
provato il progetto “College Italia” per cercare di rinforzare le nostre
risorse ma per i motivi più diversi la cosa non ha funzionato a differenza ad
esempio della Francia dove c’è la guerra per partecipare al loro College (e la
stessa Cabrini a Miskolc ce lo raccontava) e della Spagna dove l’organizzazione
di base si appoggia su concetti diversi probabilmente meno portati il
campanilismo.
Da
quest’anno il settore giovanile femminile vive di luce propria nelle mani
tecniche-logistiche di Angela Albini e Sandra Palombarini che, per cercare di
partire col piede giusto hanno cercato di portare nuove idee organizzative e
tecniche appoggiandosi al lavoro ed all’esperienza di coach navigati nel
settore femminile come i vari Richini, Lucchesi e Alliori.
In
pratica si è aperta una nuova era che però non vuole certo dimenticare quello
che è stato fatto di positivo precedentemente ma che ha il preciso obbiettivo
di cercare di colmare quel gap che ancora ci lascia leggermente indietro
rispetto a quelle nazioni che sono un po’ la meta da raggiungere
cestisticamente. Chiaro che il faro del movimento è la Spagna, la quale non per
nulla quest’anno dalle senior alle under 16 ha vinto tutto senza perdere alcuna
partita. Forse l’ultima sconfitta fu proprio ad opera delle nostre nella prima
giornata di Miskolc 2012 da parte della truppa di Bobby Richard (Riccardi) e
“Zorro” Zandalasini.
Ma
tornando in casa nostra alla riunione di Ferentino della scorsa settimana si è
cominciato a tessere la tela del nuovo progetto.
Come
detto i coach Richini, Lucchesi e
Alliori saranno la “mente” tecnica che cercherà di far fruttare queste
nuove idee che non possono prescindere da un concetto: il LAVORO IN TEAM. Queto
lavoro in team deve necessariamente coinvolgere cinque strutture a
livello nazionale:
- Il Settore Squadre Nazionali
- I Comitati Regionali
- Il CNA (allenatori)
- Il CIA (arbitri)
- Le Società
Ovvio
che da solo il SSN difficilmente potrà ottenere risultati se a monte gli
allenatori di società, i comitati regionali e le società stesse non daranno
loro un valido aiuto. In pratica la base deve riuscire a mettere in condizione chi
allena le Nazionali di poter attingere ad un livello di giocatrici già in grado
di capire la pallacanestro tecnicamente e tatticamente. Ovviamente visti i
tempi di lavoro comune su cui possono contare i coach delle rappresentative
nazionali questa è una cosa fondamentale in quando risulta troppo dispersivo
per loro insegnare ad una giocatrice cos’è un taglia fuori o un pick and roll
(estremizzo ovviamente).
Ovvo
che ci sono almeno altri due aspetti “critici” per le nostre giocatrici (e vi
assicuro che li ho toccati con mano negli ultimi anni). Il primo è la
sofferenza fisica che sempre paghiamo contro chiunque avversario (vedere
Ungheria e Cekia ad esempio all’ultimo u16 senza scomodare Spagna o Francia o
Russia) ed il secondo è la mancanza di atleticità delle nostre spesso e
volentieri in difficoltà contro rapidità d’esecuzione e prestazioni fisiche delle
avversarie. Certo, a volte ci riesce il miracolo come a Poprad quando lo “Special Juan” Lucchesi con
la “volpe dei Tatra” Alliori riuscirono con la sola Nene Diene a limitare le
avversarie sotto canestro cercando di asfissiare le portatrici di palla
avversarie (tra l’altro perdendo Carangelo e Formica pronti via) ma è chiaro
che la cosa non sempre può ruscire.
Detto
questo è chiaro che l’unico aspetto su cui difficilmente possiamo intervenire è
il fisico delle nostre atlete (oltre l’1,90 ce ne sono poche in giro per
l’Italia) mentre sul resto possiamo lavorare e cercare di migliorare. Ed
ovviamente questo va fatto a partire dall’età pre-nazionale, per interderci
quest’anno dal 2001 cercando di coinvolgere le “bimbe” di presunto valore fin
dall’uscita dal settore minibasket. Capisco che la cosa può sembrare esagerata
soprattutto agli occhi dei genitori ma questa è la strada ad esempio di Spagna
e Francia.
A
questo punto però apro una parentesi con una domanda. Sapete qual è la percentuale
di bambine che si perdono tra il settore minibasket ed il primo anno di
“agonistica”? Provate a darvi una
risposta, intanto ve lo dico io: 75%. Avete letto bene, settantacinque per
cento!
Non
ci vuol poco a capire che, visti i tempi, non va bene perdere così tante
risorse…
Certo,
le cause possono essere diverse, molte di queste giocano con i maschi, diverse
cambiano sport, molte non hanno la possibilità di proseguire l’attività con una
società femminile. Angela Albini sta cercando soluzioni per cercare di turare
questa falla (in Lombardia ma anche nel resto d’Italia) studiando soluzioni per
cui sia possibile creare almeno per un anno uno spazio dove si possano allenare
bimbe provenienti da società diverse ma territorialmente vicine, fermo restando
che comunque anche alle società maschili resta qualcosa come proprietà cartellino
e rimborso del primo tesseramento.Resta in fatto che dirigenti ed allenatori
della femminile dovrebbero cercare di relazionarsi ed interagire maggiormente
sul territorio con le realtà maschili.
Ma
torniamo al capitolo precedente. Si diceva di quanto non possimao fare per
l’altezza delle nostre giocatrici e va bene. Passiamo invece a quanto possiamo
fare. Premessa: il discorso non va inteso come cosa fare per la Lombardia ma
cosa fare in tutte le regioni d’Italia perché, chi come me da tanto vede basket
femminile, non può non ricordare cosa era ad esempio la Toscana come serbatoio
con i vari Valdarno e Firenze capaci di dare alle nazionali le varie Arnetoli,
Balleggi & C. o come dal Lazio arrivassero altri fior di talenti. Non è
possibile che l’ultima giocatrice toscana presente in Nazionale giovanile sia
Corsi un decennio fa. C’è qualcosa che non va… (ndr: ovviamente non vorrei
attirarmi gli strali dei miei amici di “Passerina” (di Offida) toscani, è solo
un esempio).
Dicevamo
quindi di intervenire in primis sul lato tecnico-tattico nella formazione delle
giocatrici. I nostri “tre tenori” in quel di Ferentino hanno appunto spiegato come
questo lavoro vada fatto. Ovviamente l’han fatto non tanto ai dirigenti ma
quanto alle figure tecniche presenti.
A
tale proposito vi riassumo brevemente come sarà l’organigramma del progetto
Azzurrina. Piramidalmente abbiamo:
1) SSN Settore Squadre Nazionali (Richini
– Lucchesi – Alliori)
2) RTT Responsabile Tecnico Territoriale
(uno per regione, es. Lombardia = Guido Cantamesse)
3) Allenatore (Es, Lombardia sarà
Nazzareno Lombardi)
4) Assistente/i (in Lombardia Luca Visconti)
5) Fisioterapista
6) Dirigente/i (in Lombardia lo “storico”
Lombardi e il sottoscritto in aiuto)
Uno
dei punti focali di tutto questo è il 4: gli Assistenti. Come accennato per il
SSN una delle cose fondamentali è il relazionarsi con gli altri allenatori, non
per imporre i loro voleri, bensì per discutere insieme a loro i progetti di
lavoro. Vale a dire confrontarsi su metodi e tecniche. La cosa dovrà avere una
comune utilità. Esercizi, schemi e quant’altro sarà a disposizione di tutti gli
interessati per cercare di condividere esperienze e magari per dare nuove idee
a chi si impegna giornalmente in palestra. Di contro ci saranno dei paletti da
rispettare per fare in modo che le giocatrici che arriveranno a cert livelli
abbiano già tatticamente e tecnicamente idea di cosa ci sia da fare. Nell’ottica
di una collaborazione più stretta gli assistenti non saranno semplicemente il
Luca Visconti della situazione ma a turno verranno convocati gli allenatori delle società a far parte
integrante degli allenamenti domenicali del CTFA per toccare con mano il lavoro
che viene svolto.
Come
ulteriore “servizio”, per renderci utili anche come dirigenti, stiamo pensando
ad una soluzione tipo filmare qualche allenamento corredandolo del lato tecnico
(commentato o scritto). Cosa attuabile vista l’esperienza filmatoria del
sottoscritto. Ovviamente andrà integrata con la possibilità di avere una
buonanima che pubblichi il tutto. E’ un’idea per ora in embrione ma vedremo di
realizzarla, anche perché se no mi addormenterei la domenica mattina presto
senza qualcosa da fare visti i “barbari” orari mattutini…
Vista
la parte tattica e tecnica resta quella atletica. Sicuramente c’è da fare per
migliorare le potenzialità delle nostre, chiaro che difficilmente potremo
allenarle ai ritmi dell’est europa o delle spagnole ma possiamo migliorare
l’intensità dell’allenamento e quantomeno cercare di evitare loro lesioni, con
un partocolare occhio al crociato.
Ed
eccoci così al punto 5. Parte del lavoro dei fisioterapisti sarà dedicato anche
alla prevenzione degli infortuni. L’avvenente D.ssa Bianchedi (bis di ori
olimpici nello scherma) ha presentato un programma per abbattere l’incidenza
infortuni. Sono esercizi che portano via una ventina di minuti prima
dell’allenamento che le ragazze possono fare in autonomia. Ovvio che non
basterà farli solo la domenica mattina, dovranno essere ripetuti negli
allenament di routine, ma dai dati emersi hanno aiutato parecchio. Credo sia
una cosa di interesse generale ai diversi livelli, dalle u13 alle senior.
La
considerazione precedente relativa agli esercizi anti infortuni ma anche per la
parte tecnico-tattica è più che mai attuale in quanto difficilmente senza la
collaborazione delle società e dei vari coaches interessati difficilmente le
ragazze potranno ottenere dei risultati. In altre parole: un allenamento a
settimana è poco per ottenere risultati apprezzabili, le cose viste e messe in
pratica in Azzurrina devono essere spunto anche per il lavoro settimanale, e se
qualcosa non va o non convince l’RTT ed il SSN saranno ben lieti di dare
delucidazioni e scambiare impressioni con chi lo voglia. Anche perché
periodicamente i “tre tenori” del SSN saranno presenti all’allenamento
domenicale compatibilmente coi loro impegni.
Nei
limiti del possibile si cercherà di aumentare la collaborazione con le altre
regioni ed anche con il settore maschile con allenamenti collegiali o
minitornei da un giorno, personalmente mi piaceva anche l’idea (a cui il SSN
era già arrivato per la verità poi scartandola per problemi oggettivi,
economici e logistici) di tenere il gruppo Azzurrina unito negli allenamenti e
nelle partite trovando un equo compromesso.
Avrei
visto la cosa con alcuni paletti per non scontentare (ovviamente) le società.
Tipo due allenamenti con Azzurrina ed il terzo con la squadra di tesseramento.
Squadra iscritta al campionato superiore o addirittura al pari età maschile
fuori classifica. In pratica un College regionale. Le giocatrici nel caso si
faccia maschile resterebbero disponibili per la loro società nei campionati di
competenza, idem qualora si facesse il femminile superiore, trovando soluzioni
per evitare i famosi tre campionati alle ragazze. Ad esempio si potrebbe fare
in modo che il campionato dominante del primo anno di Azzurrina faccia seguito
ad una prima fase a classifica la chiusura con play-off che coinvolgano tutte
le squadre al completo. Ovvio che una cosa del genere in Lombardia è difficile
da realizzare (due spazi palestra settimanali, un allenatore, il campo di gioco
ecc.) ma in altre regioni magari potrebbe essere utile. In fondo il tutto
andrebbe fatto per uno/due anni di categoria giovanile. Credo che nelle Marche
qualcosa del genere già si faccia.
Oltre
ad Azzurrina il SSN non vuole perdere d’occhio la possibilità di trovare
risorse nascoste o sbocciate tardi. Ci sono due progetti speciali che
riguardano le over 1.85 e le fuori età di interesse negli altri ruoli.
In
Lombardia è coach Riccardi a seguire con Cantamesse questi progetti, sono già
stae convocate una ventina di atlete di fisico per l’over 1.85 (un allenamento
mensile) ma ciò non toglie che strada facendo si potranno aggiungere altre
ragazze. Su queste basi sarà importante la collaborazione di tutti per scovare
quanto ci serve ancora per colmare defiitivamente il gap con altre nazioni
europee. O almeno provarci…
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